“No vaccini ai neonati”, avvocata denunciata a Torino
Non fare indossare la mascherina alla mamma, non conservare campioni di sangue o Dna del neonato, nessun vaccino e nessun tampone senza consenso esplicito dei genitori: in caso di violazione scatterà un’azione legale per danni che potranno arrivare fino a 100mila euro. Sono di questo tenore le “Diffide Culla“, come lei stessa le ha chiamate, che una avvocata di Mantova ha inviato a numerosi ospedali italiani per conto di coppie in attesa di un bimbo.

La civilista, Camilla Signorini, ora è stata denunciata a Torino e in altre sei procure per decisione della Società italiana di neonatologia. Con la querela si chiede ai magistrati di valutare se emergono i reati di esercizio abusivo di una professione, truffa, pubblicazione di notizie false e tendenziose, procurato allarme.
Una di queste “Diffide Culla”, come si è appreso in ambienti giudiziari subalpini, è giunta all’ospedale Sant’Anna di Torino per conto di una coppia di italiani residenti in città. Il lungo elenco di “divieti” impartiti dall’avvocata, secondo i denuncianti, sottintende delle “inesattezze” e delle “criticità” che, oltre a presentare in maniera alterata la realtà degli ospedali, sono in contrasto con gli obblighi dei medici.
Le denunce contro l’avvocata sono state presentate anche alle procure di Milano, Brescia, Mantova, Lodi, Rimini e Roma. La Società italiana di neonatologia, che si è mossa di concerto con la Società italiana di pediatria, si è affidata all’avvocato Riccardo Salomone, del foro di Torino.
Nelle querele si analizzano tutti i punti contenuti nelle “diffide”, elencando i potenziali problemi per il neonato nel caso in cui i medici, nel timore di una richiesta di risarcimento danni, si attenessero al rispetto delle imposizioni. Tra i divieti figurano quello della terapia monoclonale contro il Vrs (virus respiratorio sinciziale) nonostante – sottolineano i denuncianti – il 60% dei bimbi si infetti entro il primo anno di età, o quello di non procedere alla somministrazione della vitamina K senza il consenso dei genitori: qui i ricorrenti fanno presente che esistono “rischi rilevanti” di contrarre una grave malattia emorragica, e ricordano che in caso di rifiuto totale una legge del 2017 prevede l’intervento di un giudice tutelare.
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