Toscana

No a provvedimenti disciplinari, l’Ordine non le ha tutelate dalla violenza social


Oltre 190 tra medici e infermieri di tutta Italia hanno sottoscritto la petizione. Non conoscono personalmente la dottoressa e l’infermiera che hanno girato il video – divenuto virale – nel quale gettano campioni di farmaci israeliani per protestare contro quanto sta avvenendo a Gaza, ma di fronte alla posizione presa dall’ordine dei Medici e dall’Azienda sanitaria hanno deciso di far sentire la loro voce. Come? Partecipando alla raccolta firme con la quale chiedono che vengano interrotte le indagini sulle due professioniste del settore sanitario e che venga scongiurato un provvedimento disciplinare. Perché ritengono che “il ruolo dell’Istituzione debba essere quello di sostenere e difendere le colleghe dalla gogna mediatica e dalle violenze verbali cui sono state esposte, garantendo loro tutela e rispetto, piuttosto che sottoporle al rischio di sanzioni”. 

La vicenda 

Era lo scorso 20 agosto quando è scoppiata la polemica. Le due operatrici che lavorano presso la Casa della Salute di Pratovecchio Stia hanno condiviso su X un video in cui si vedono gettare in un cestino dei rifiuti alcuni farmaci prodotti da un’azienda israeliana. Si è trattato di un’azione simbolica di protesta contro quanto sta accadendo a Gaza. Sui social però si è scatenato un vero e proprio tsunami di polemiche e prese di posizione a partire dal mondo della politica fino alla reazione della Asl Toscana Sud Est e degli ordini dei medici e delle professioni sanitarie. Per non parlare poi dei commenti rivolte alle due operatrici, carichi di violenza verbale. 

Nel frattempo, con un secondo video, le due professioniste si sono scusate per le modalità con le quali era stata attuata la protesta e hanno sottolineato come nessun medicinale fosse stato buttato. Quelli visti nel video erano campioni di salviette e integratori. Ma questo non ha placato la polemica. 

Interventi di Asl e ordine dei Medici

Anche la Asl, l’ordine dei Medici e Opi sono intervenuti.  Hanno parlato di “sconcerto”, di “indagini sul fatto” e da parte dell’ordine dei Medici c’è stato l’annuncio di un’indagine sulla condotta delle due professioniste. 

Da qui sarebbe partita l’idea di un gruppo di medici e infermieri aretini di dare il via alla petizione. Pur non conoscendo personalmente le persone coinvolte, sono rimasti molto colpiti dalla violenza alla quale sono state sottoposte sui social e dal fatto che l’ordine non si sarebbe impegnato a tutelarle su quel fronte. In 48 ore hanno superato le 100 adesioni. E quest’oggi hanno raggiunto le 192 firme, chiuso la petizione e inviato tutto agli organi competenti. 

Nell’80 per cento dei casi a firmare sono stati i medici, il 40 per cento dei quali iscritti all’ordine di Arezzo. Oltre il 40 per cento dei firmatari sono dipendenti della Asl Toscana sud est. E grande sarebbe stata la partecipazione di professionisti appartenenti all’ordine di Firenze e operanti nella Asl Centro.

“A nostro avviso – spiegano i promotori dell’iniziativa -, non si ravvedono violazioni del Codice Deontologico o del Giuramento i quali, anzi, incoraggiano l’indipendenza e la solidarietà, nel rispetto del decoro dell’Ordine e della Professione. Principi che, questo caso – dati la sobrietà del video e il rifiuto ad utilizzare i prodotti di un’azienda farmaceutica- non ci sembrano violati. Mentre l’Ordine ha puntato il dito per il video, ma non ha fatto nulla per tutelare le due colleghe dalla violenza verbale e dalla gogna social alla quale sono state esposte”.

Il testo della petizione 

“Alla luce delle prese di posizione espresse dall’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Arezzo e da altri Enti in merito al video diffuso dalla Casa della Salute di Pratovecchio Stia, riteniamo necessario esprimere una posizione chiara a sostegno delle colleghe coinvolte”.

“In particolare – si legge nella missiva spedita anche all’Ordine delle professioni sanitarie e alla Asl Toscana sud est – , in merito al comunicato del 22 agosto 2025 dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Arezzo, riteniamo che non possa affermare di agire a tutela dei cittadini e degli iscritti aprendo un’indagine nei confronti delle colleghe della Casa della Salute di Pratovecchio Stia. La situazione a Gaza è drammatica ed è innegabile che abbia ormai un evidente impatto umano e sanitario: per questo motivo appare riduttivo sostenere che i professionisti della salute non possano esprimersi in merito e in quanto tali.

Pur comprendendo che l’Ordine possa non condividere le modalità della protesta — peraltro simbolica e limitata a campioni gratuiti — riteniamo necessario andare oltre il gesto specifico, evitando di ridurlo a un caso disciplinare. Non vi sono infatti elementi tali da configurare una lesione della dignità dell’Ordine o dei suoi iscritti.

Al contrario, riteniamo che il ruolo dell’Istituzione debba essere quello di sostenere e difendere le colleghe dalla gogna mediatica e dalle violenze verbali cui sono state esposte, garantendo loro tutela e rispetto, piuttosto che sottoporle al rischio di sanzioni.

Chiediamo pertanto che non si proceda ad alcuna indagine né provvedimento disciplinare nei confronti delle colleghe da parte degli Ordini professionali e dell’Azienda sanitaria di pertinenza”.


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