Toscana

No a celebrazioni in cui parla solo il primo cittadino


Il Circolo del Pd di Castiglion Fibocchi e la sezione Anpi dello stesso Comune rispondono al sindaco Marco Ermini in merito alla polemica sulle celebrazioni del 25 aprile. Il primo cittadino e la sua vice, Rachele Bruschi, con una nota avevano affermato che sia i dem sia l’associazione avevano disertato gli eventi dedicati all’80esimo anniversario della Liberazione. Una comunicazione che, secondo il Pd conteneva “informazioni totalmente distorte e faziose in relazione alla nostra decisione di non aderire alla “cerimonia” per la ricorrenza del 25 Aprile”.

Ma qual è la ricostruzione della vicenda da parte di associazione e partito? “L’attuale maggioranza – si legge nel replica -, già dal suo primo anno di insediamento, si è ben guardata dal far par-tecipare i partiti politici alle ricorrenze e alle manifestazioni commemorative, inviando la relativa comunicazione/invito esclusivamente alle associazioni locali del volontariato e del “tempo libero”. In tali occasioni, pur in assenza di simboli di partito, non vi è neppure la possibilità di testimoniare la propria presenza con un contributo o intervento, ma sorbire esclusivamente gli sproloqui del sindaco”.

“Questa Amministrazione Comunale, pur avendo affisso manifesti che inneggiano al 25 Aprile quale raggiungimento della libertà di amare, pensare, manifestare – proseguono Pd e Anpi – non tollera (non ha mai tollerato) chi pensa e manifesta in maniera non allineata alla maggioranza, definendo tale modo di pensare e manifestare una “scelta scellerata”; il fatto stesso che il sindaco ritenga che il deporre un fiore e cantare “Bella ciao” in forma autonoma da parte di un partito politico (non invitato) sia un attacco contro le istituzioni, la dice lunga, a fronte quindi di una Amministrazione Comunale drammaticamente allergica alla sola visione di simboli di partiti politici legalmente e costituzionalmente costituiti e rappresentati, e di fronte a un sindaco che nella sua prima celebrazione dei “Martiri della Fontaccia” ebbe e definire quei quattordici martiri come un “graffio” alla comunità castiglionese, e che “la loro colpa fu di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato” (quindi non dovevano essere nelle proprie case e nei propri letti in piena notte), siamo fermamente convinti della scelta fatta e che rifaremo”.


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