Nine Inch Nails – Live @ Parco della Musica Milano (Segrate, 24/06/25)

Certo che di concerti così se ne vedono proprio pochi – in Italia al momento, almeno, dove le grandi realtà sembrano offrire sempre meno a prezzi sempre più esorbitanti. Ed ecco una boccata d’aria bella intensa, i Nine Inch Nails che ci offrono la possibilità di vederli al Parco della Musica di Segrate (Milano est, per intenderci), con la promessa di offrire un concerto degno di tale nome.
Lo spazio è grande, vicino all’aeroporto, diviso in tre aree per il pubblico in piedi (due pit e un parterre) e un’abbastanza grande tribuna. Si sta relativamente bene (caldo e aerei che sorvolano il parco a parte), si vede bene (anche grazie agli schermi laterali al palco) ma, soprattutto, si sente bene. Da Dio. Gli aerei non esistono neanche più. Una cornice decisamente positiva – che dovrebbe in realtà essere il minimo indispensabile per un concerto, ma ormai non bisogna dare nulla per scontato. Proprio in quest’atmosfera di puro benessere parte in apertura un dj set di Boys Noize, deejay tedesco-iracheno che aveva già collaborato con Reznor e Ross per il remix della soundtrack di “Challengers”, l’acclamato film di Guadagnino.
Classico dj set, nulla di più nulla di meno – certo, la gente sembrava piuttosto impaziente di iniziare l’effettivo concerto, ma come biasimarla?
Il gruppo si prepara, e in tuffo al cuore collettivo parte a tutto spiano “Somewhat Damaged”, da quell’indimenticabile “The Fragile”, in un palco all’apparenza semplice (mancava il secondo palco in mezzo al pit, presente invece nelle date che si svolgono al coperto), che però esplode tra fumo e giochi di luce evocativi. Elettrizzanti.
Un concerto che scorre tranquillamente, dove non si sente mezzo aereo (!) ma trionfano acclamati dal pubblico “Wish”, “Letting You”, “Copy of A” e tanti altri brani che ormai hanno fatto la storia della band (e più in generale della musica). Non manca neanche la fin troppo attuale “I’m Afraid of Americans”, cantata nel ricordo di Bowie.
Il pubblico è in delirio, in una danza selvaggia tra urla e poghi: momenti che c’è chi ha aspettato tutta una vita per godersi, chi non si sognava neanche minimamente di poterli vivere.
Conclude la serata “Hurt”, in un picco emozionale che ha tenuto tutti col fiato sospeso, e anche qualche lacrima nel mezzo; un finale fatto di pura poesia, un concerto che fa quasi venir voglia di mangiarsi le mani al pensiero che non si sa se si riuscirà a rivederli.
Post concerto, a farsi spazio tra le casse del Parco Musica di Milano ci pensa la colonna sonora di “Twin Peaks”; scalda il cuore, soprattutto dopo aver ascoltato “The Perfect Drug”, scritta per la colonna sonora di “Strade Perdute” di Lynch. Unendo i pensieri dedicati al compianto maestro, quelli al concerto, ma soprattutto fresca di un rewatch di “Twin Peaks”, mi torna subito in mente una frase pronunciata dal protagonista, Dale Cooper:”Non ho idea di dove ci porterà questa cosa, ma sono sicuro che sarà un posto strano e bellissimo“. Ecco, la serata è stata proprio questo. Aspettative alte ma incerte, superate da un’atmosfera che è riuscita a unire mistico e terreno, sensualità e potenza.
Tanti, tantissimi brividi.
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