Niko, figlio di Toto Cutugno: «Sentivo di essere il frutto di un tradimento. Mio papà era un maestro di bugie»
«Ero in auto con mio papà, avevo forse sette anni. In radio, di punto in bianco, passano un suo brano: lui rimase in silenzio, quasi pietrificato, come se si stesse nascondendo per la paura di essere scoperto». Niko Cutugno, figlio del compianto Toto, torna con la mente a quel giorno in cui ebbe la chiara sensazione che «qualcosa non quadrava». Sì, perché quell’uomo che aveva di fianco – come ha spiegato lo scorso anno ospite di Mara Venier – gli aveva detto che faceva l’ingegnere: «Credo fosse un modo per tutelarmi, per proteggere la mia e la sua privacy».
Sì, perché Niko, nato da una relazione extraconiugale del cantante, è stato riconosciuto dal padre solo a otto anni. «Per buona parte della mia vita ho avuto la percezione di essere il frutto di un tradimento», ha raccontato al podcast One More Time. «Per i primi sette anni, inconsapevole, ho portato solo il cognome di mia mamma. Conoscevo il vero nome mio padre, Salvatore: non credo mi avessero detto Toto per evitare che in qualche modo ci potessero essere deragliamenti rispetto al piano di segretezza che avevano concordato». Un segreto che poi è stato svelato.
Oggi, Niko, torna a parlare di suo padre, rivelando altri aneddoti della sua particolare infanzia: «Non posso dire che sia stata finta, ma comunque una grossa parte della mia identità era nascosta», spiega a Luca Casadei. «Fu il mio bisnonno, un giorno, il primo a dirmi che mio padre era Toto Cutugno. C’era una Settimana Enigmistica con lui in copertina, mi raccontò che era un cantante famoso, che tutti lo conoscevano». A cambiare per sempre le loro vite, alcune foto insieme scattate di nascosto e pubblicate da un giornale. «L’inizio di uno sconvolgimento».
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«Lui ha dovuto scegliere se farlo emergere e farlo scoprire, non solo a sua moglie, ma a tutto il suo mondo lavorativo. Nessuno sapeva nulla», sottolinea Niko, oggi 36enne e appassionato di musica. «Il giorno prima che uscisse questo giornale, è andato dalla moglie e le ha raccontato tutto: è rimasta sconvolta dalla notizia, ma lo ha subito esortato a riconoscermi perché lei, a sua volta, aveva vissuto una storia molto simile. Per recuperare il rapporto con la moglie, mio padre disse che la relazione con mia mamma si era interrotta, quando non era vero».
«D’altronde era un maestro in termini di bugie», aggiunge. «Amava usare la bugia, anche quando non era necessario, per l’adrenalina che gli dava il rischio di essere scoperto. E proprio grazie alle bugie aveva costruito questo mondo parallelo. Era una persona estremamente controllante, narcisista, molto possessivo: non è mai stato violento fisicamente, però ho conosciuto la violenza verbale e la paura, perché gli cambiavano gli occhi e incuteva timore, c’era da stare attenti. Noi vivevamo in un regime di terrorismo psicologico, dove avevi paura a fiatare».
Toto, che era sposato con Carla Galli dal 1971 e non ha avuto altri figli, se n’è andato nell’agosto del 2023 a causa di una malattia. «Lo accompagnai io in ospedale, era un uomo che non aveva più voglia, si capiva che voleva andarsene», conclude Niko, che è stato anche il primo ad arrivare in clinica quando ormai il padre era ad un passo dalla morte. «Lui era già in coma, siamo stati da soli in camera per un’ora e gli ripetevo mentalmente: “ti amo, mi spiace, perdonami, grazie”. Ad un certo punto si è commosso: non se sia un’inesattezza scientifica, ma ho avuto la sensazione che mi sentisse. E dopo il suo ultimo respiro ho sentito che sapevo esattamente dov’era: che non era più lì e che stava bene».