Nicole con il cuore fra i motori: a Matera la prima meccanica
Ha 18 anni la prima donna meccanica scelta da Di Simine di Auto Elite a Matera. Tanta passione e determinazione
A 18 anni («Quasi 19») ha già le idee chiare: un bravo meccanico deve fare attenzione sul lavoro, perché basta non controllare un pezzo e l’auto comincia a non andare. Nicole Danzi è una meccanica orgogliosa del suo lavoro. Orgogliosa della scelta che poco più che maggiorenne riempie le sue giornate nell’officina di Auto Elite Service di Cataldo Di Simine a Matera. Già dagli studi il suo destino era ben chiaro. «Ho frequentato l’Industriale Meccatronica – spiega – un indirizzo completo che contiene anche l’informatica e l’elettrotecnica». Niente a che vedere con l’iconografia che pensa a chi lavora con i motori come a un operaio trascurato e sporco di olio.
Nicole mostra tutta la sua freschezza e semplicità, mista a una convinzione che poche volte si nota in una giovane della sua età. Dalle gomme, al tagliando, alle pasticche dei freni fino a ogni altro elemento dei motori, per Nicole è un impegno da portare a termine nel migliore dei modi.
«Ho sempre avuto la passione per le auto – spiega – dai meccanismi a tutti gli altri aspetti. È stato mio fratello a passarmi questa passione». Con lo sguardo e il cuore tra i motori, ogni giorno in officina Nicole affronta sfide importanti. «Mi affascina smontare un pezzo e riuscire a rimontarlo da sola – spiega mentre le brillano gli occhi – è come un puzzle». Cosa accade nella vita di una diciottenne che non ricalca le abitudini delle ragazze della sua età? «Le mie amiche a volte mi chiedono come faccio a essere così appassionata di auto ma io non mi sento diversa, sono contenta del mio lavoro». I luoghi comuni, però, non sono facili da sradicare.
«Qualche cliente che mi guardano e si chiedono come sia possibile che una ragazza si occupi della loro auto – ammette sorridendo. E il tempo libero? «Vicino a casa c’è un maneggio; passo molto tempo con i cavalli che mi piacciono molto». Nicole non è l’unica componente dei Danzi a essere appassionata di auto.
Anche sua sorella fa parte del gruppo Di Simine. Angela, studi in ragioneria, ha 20 anni e sta svolgendo il tirocinio in azienda e si occupa dell’accettazione. «Lavoravo in un negozio di abbigliamento – spiega – ma non mi piaceva. Mia sorella, nel frattempo, mi aveva detto di essere molto soddisfatta della sua esperienza in azienda e così ho incontrato Cataldo Di Simine e ho cominciato». Dalla ragioneria alla meccanica, la passione ha fatto il resto. Nel futuro c’è il percorso di formazione con la casa madre automobilistica a cui è legata l’azienda. Un futuro, insomma, che anche in questo caso, in città è ancora una “eccezione”. E anche in questo caso qualche uomo scettico c’è ancora. Spiega Giovanni Di Simine, ultima generazione della ditta: «Ilsuo incarico non è solo quelli di accogliere i clienti ma anche di interpretare le loro esigenze, stilare un preventivo con i tecnici, gestire gli ordini».
«L’ambiente e la serietà che ho trovato mi hanno convinta a proseguire – aggiunge Angela – sei tra tanti uomini ma vieni trattata molto bene, il lavoro è vario». Le complicazioni non mancano. «Accade a volte se manca un pezzo particolare per cui devi impegnarti a cercarlo». Le storie di Nicole e Angela sono il risultato di scelte aziendali per moti versi pioneristiche in questo settore e in questa città.
La formazione è da sempre l’elemento su cui si è puntato per far crescere i giovani e farne appassionati professionisti del futuro. Parla ancora Giovanni Di Simine: «Effettuiamo corsi organizzati che riguardano tutti gli aspetti di questo settore, fino alla comunicazione e al rapporto umano – spiega – a cui si unisce il cosiddetto affiancamento. Al contrario delle grandi industrie, un ragazzo viene formato per una decina di giorni, qui si punta sulla presenza costante per correggere e formare i giovani. Conta molto anche la formazione tecnica che ci arriva dalle grandi aziende con cui lavoriamo che ci forniscono schede tecniche. L’unica scuola che offre una base adeguata è l’istituto Industriale – con cui l’azienda ha una convenzione per la formazione degli studenti – anche se l’ideale è il Professionale che dovrebbe diventare più selettivo, secondo me».
La riflessione non può che riguardare infatti le potenzialità di chi comincia un percorso e diventa parte di una grande macchina in cui ognuno ha rispetto del collega. A muovere le fila c’è Enza Labarbuta, al lavoro da 52 anni e alla quale sono demandate le mansioni più importanti. Dall’alternanza scuola-lavoro nel tempo, vengono offerte opportunità agli studenti che così possono comprendere sul campo il lavoro che potrebbe essere il loro futuro. «Chiediamo ogni anno l’elenco dei diplomati – aggiunge Giovanni, a conferma della intenzione di puntare sulle eccellenze – Il nostro è un settore ad altissimi tasso di concorrenza». Commenta Leonardo Montemurro, presidente della Cna: «Lavoriamo da tempo sull’Its, Istruzione tecnica superiore che offre la possibilità di effettuare il percorso anche nella sezione meccatronica. Purtroppo siamo in ritardo ma quando decollerà, offrirà grandi opportunità in loco».
La Di Simine poggia le sue radici su Cataldo, che ne ha costruito le basi dal 1966 e che è profondamente convinto del ruolo della formazione. «Ho cominciato a lavorare nelle concessionarie – ricorda – e lì ho scoperto questo stimolo soprattutto da parte degli inglesi. In tutte le aziende che ho creato nel tempo ho sempre voluto l’aula per la formazione».
Sin da bambino aveva già mostrato segni inequivocabili. Il suo racconto somiglia a un romanzo: «Sono figlio di agricoltori, il mio bisnonno materno costruiva trattori per arare i campi. La mia passione è nata da una mietitrice – ricorda – che falciava il grano e legava i covoni. Chi l’ha vista la prima volta credeva fosse il diavolo – sorride – il meccanismo che legava lo spago mi incuriosiva e io, che avevo sei anni, durante la pausa pranzo osservavo la pulizia della trebbia. C’era un piccolissimo spazio per questa operazione e io, che ero piccolino, ero quello che riusciva a entrare. Sentirmi utile mi faceva sentire grande. Mi comincia a chiedere come si muovevano quei meccanismi e in particolare quello che legava lo spago. La mia curiosità nacque così». Nel futuro di quel bambino c’era un’azienda.
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