Cultura

Nick Cave sul suo sito parla dei 10 anni senza il figlio Arthur e di come gestisce il suo dolore

credit: Raph_PH, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Nick Cave si è soffermato sui 10 anni trascorsi dalla morte di suo figlio Arthur e ha condiviso ciò che ha imparato dalla sua esperienza di lutto.

Il ragazzo, quindicenne, era uno dei due gemelli avuti da Cave con la moglie Susie Bick ed era morto tragicamente dopo essere caduto da una scogliera vicino a Brighton.

Sul suo sito web Red Hand Files, due fan hanno contattato Cave per chiedergli come sta affrontando il dolore, a 10 anni dalla morte di Arthur. Un fan di nome Carlos ha chiesto cosa lui e la sua compagna abbiano “imparato” in questo periodo, mentre una fan di nome Emma ha scritto chiedendo se il dolore che provavano allora “durerà per sempre“.

Nella sua risposta, Cave ha detto che, sebbene il “dolore rimanga” costante, lo ha visto “evolversi nel tempo“.

“Il dolore sboccia con l’età, diventando meno un affronto personale, meno un tradimento cosmico e più una qualità poetica dell’essere, man mano che impariamo ad arrenderci ad esso. Ciò che sembra insopportabile alla fine si rivela per nulla insopportabile. Il dolore diventa più ricco, più profondo e più articolato. Sembra più interessante, creativo e bello. L’esperienza aiuat a riconoscere l’immenso valore e il potenziale della nostra umanità, riconoscendo allo stesso tempo, nel profondo del mio cuore, la nostra situazione terribilmente pericolosa. Ho capito che, sebbene ognuno di noi sia speciale e unico, il nostro dolore e la nostra fragilità non lo sono. Io e Susie siamo giunti a capire che il mondo non è indifferente o crudele, ma prezioso e amorevole. Oggi non sono né diffidente né sospettoso nei confronti del mondo, anche se il mio cuore è spezzato per esso, e non sono disperato, depresso o amareggiato. Il dolore diventa uno stile di vita, in parte risate, in parte lacrime, con pochissimo spazio in mezzo. È un modo di comportarsi nel mondo, di amarlo, di adorarlo”.

Sempre nella sua risposta, Cave ha detto che la perdita di Arthur nel 2015 gli ha dato una comprensione più profonda di “Dio”, non come “fede o credenza“, ma come “modo di vedere”.

“Ho capito che Dio era una forma di percezione, un mezzo per essere attenti alla risonanza poetica dell’esistenza. Ho scoperto che Dio è intessuto in tutte le cose, anche nei mali più grandi e nella nostra disperazione più profonda. A volte sento il mondo pulsare di un’energia ricca e lirica; altre volte lo percepisco piatto, vuoto e malevolo. Ho capito che Dio era presente e attivo in entrambe le esperienze”.


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