Netflix compie 10 anni in Italia e, da Pierfrancesco Favino a Matilda De Angelis, ce lo hanno raccontato i volti che lo hanno reso grande qui da noi
Le storie, come giustamente ha sottolineato lui, devono dire qualcosa non solo in chi le guarda ma anche in chi le interpreta, e quella di Stefano Cucchi per Alessandro Borghi che lo ha interpretato in Sulla mia pelle ha toccato delle corde molto profonde. Più che in Suburra – La serie e in Supersex, è stato proprio il film di Alessio Cremonini che gli ha permesso di vincere il David di Donatello come miglior attore protagonista a legare indissolubilmente Borghi a Netflix: «Il motore di quel film, quello che ci ha mosso, che ci faceva andare sul set la mattina, era la necessità di raccontare quella storia, la consapevolezza di avere la fortuna di poterla raccontare usando il cinema. Mi emoziona molto pensare a quei giorni, alle persone che avevo intorno, al grande affetto che ho ricevuto e di conseguenza che ho sentito il bisogno di dare indietro. Ritornerei immediatamente al primo giorno di riprese, a quella paura bellissima, a quella sensazione di non sapere assolutamente cosa stessimo facendo, ma il perché, quello sì, lo sapevamo tutti ed era in un mondo al di fuori dei numeri, degli algoritmi, era stupore, era cinema vibrante, almeno lo è stato per me», racconta Borghi, che coglie l’occasione di questa intervista per «per dire grazie a tutti, ai produttori, a Netflix, a chi lo ha fatto insieme a me, chi lo ha reso possibile e chi lo ha guardato con gli occhi giusti. Viva il cinema, quello delle storie attente, sfidanti, oneste, come quella di Stefano Cucchi».
Il racconto di Claudia Gerini: «Lavorare per Netflix mi ha fatta sentire come il supereroe di un fumetto»
Emanuela Scarpa/Netflix
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