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Netanyahu licenzia procuratore generale Baharav-Miara: scontro sulla giustizia in Israele

Mentre centinaia di dimostranti protestano fuori dall’ufficio del primo ministro a Gerusalemme, il governo Netanyahu ha votato all’unanimità per licenziare il procuratore generale Gali Baharav-Miara, grande avversaria del premier sul tema della riforma della giustizia nonché procuratore capo nel processo per corruzione al quale il primo ministro è sottoposto. Lo ha reso noto il ministro della Giustizia Yariv Levin. Il governo è in disaccordo con Baharav-Miara fin da quando ha assunto l’incarico e l’ha accusata di bloccare ripetutamente le sue decisioni, nomine e leggi per motivi politici e non professionali. L’Alta Corte di Giustizia ha stabilito che la revoca del procuratore generale non entrerà in vigore finché i giudici non si saranno pronunciati sulla legalità del procedimento di revoca, che i gruppi di controllo governativi e la stessa Maharav-Biara hanno definito illegale.

Il voto per la destituzione di Baharav-Miara segue due anni di scontri tra lei e il governo, dovuti principalmente alla sua opposizione alle iniziative di riforma della giustizia messa in campo da Netanyahu. Secondo la procedura vigente, la destituzione di un procuratore generale richiede il parere del comitato professionale che inizialmente ne aveva raccomandato la nomina. Il comitato comprendeva un ex presidente della Corte Suprema, un rappresentante accademico, un rappresentante dell’Ordine degli Avvocati, l’ex ministro della Giustizia Dan Meridor e l’ex parlamentare Zvi Hauser. I mandati di Meridor e Hauser sono scaduti. Il premier può sostituire Meridor solo con un ex ministro della Giustizia o Procuratore Generale, e Hauser solo con un membro attuale della Commissione Costituzionale della Knesset.

A causa delle difficoltà nel trovare nuovi membri del comitato che sostenessero la sua rimozione, per gestire la questione il governo ha scelto di aggirare il meccanismo formale e di istituire un nuovo comitato ministeriale presieduto dal ministro per gli Affari della Diaspora, Amichai Chikli. Il nuovo comitato ha convocato Baharav-Miara per un’udienza, ma lei si è rifiutata di partecipare definendo le motivazioni del comitato “corrotte e illegittime” e affermando che il suo esito è predeterminato.

Diverse petizioni contro l’archiviazione sono già state presentate all’Alta Corte e si prevede che altre organizzazioni aderiranno non appena il governo avrà formalizzato la sua decisione. Durante un’udienza del mese scorso, il vicepresidente della Corte Suprema Noam Sohlberg ha dichiarato che se il governo procederà con il licenziamento del procuratore generale, la Corte terrà un’udienza ad hoc sulla questione. Ci si aspetta, riferisce il quotidiano liberal Haaretz, che l’Alta Corte invalidi il licenziamento, sostenendo che il governo ha modificato le regole a metà, istituendo una commissione politicamente discriminatoria la cui decisione è già scritta.

Nei giorni scorsi, lo stesso Haaretz ha riferito che alti funzionari governativi si stavano preparando a proporre a Baharav-Miara un accordo: dimettersi volontariamente in cambio del coinvolgimento nella scelta del suo successore. Secondo alcune fonti, l’offerta includerebbe anche il lasciarle l’autorità sui procedimenti penali a cui è sottoposto Netanyahu.

Il Times of Israel riferisce che durante la riunione del gabinetto lo stesso Netanyahu ha accusato il magistrato di applicare “selettivamente” la legge. “L’incitamento e le minacce di omicidio contro il primo ministro stanno diventando normali e la legge viene applicata in modo selettivo”, avrebbe affermato il premier, attribuendo la colpa al procuratore generale. Un attivista antigovernativo è stato arrestato il mese scorso con l’accusa di aver complottato per assassinare Netanyahu, l’ultimo di una serie di israeliani arrestati negli ultimi mesi per aver presumibilmente tentato di uccidere il premier o incitato alla violenza contro di lui. Durante l’incontro, Netanyahu avrebbe indicato come esempio delle minacce a cui è esposto il caso di una “folla incitata” di manifestanti che hanno circondato un parrucchiere di Tel Aviv nel marzo 2023, mentre sua moglie era all’interno.

In una lettera inviata ai ministri, l’alto magistrato ha scritto che l’esecutivo la sta destituendo “attraverso nuove regole studiate per garantire il risultato desiderato“. Baharav-Miara ha avvertito che “d’ora in poi, il governo potrà licenziare qualsiasi procuratore generale – il procuratore capo dello Stato – senza alcun meccanismo di controllo, e anche per motivi impropri. Ad esempio, per ritorsione per aver messo in guardia contro azioni illegali, aver ordinato un’indagine su un ministro, essersi rifiutato di interrompere un procedimento penale contro un membro del governo o come parte di un accordo politico”. “Ciò è profondamente preoccupante in generale, e lo è in particolar modo perché il licenziamento del procuratore generale e la nomina di un sostituto potrebbero influenzare il processo penale del primo ministro e le indagini in corso che coinvolgono altri ministri e collaboratori”, ha aggiunto Baharav-Miara. Secondo cui “la decisione di modificare la procedura per porre fine al mandato del procuratore generale è fondamentalmente illegale, così come qualsiasi procedimento volto a realizzarla”.


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