“Nessuna emergenza sanitaria”- Genova 24
Genova. La corsa al 5G può riprendere in provincia di Genova, senza più le limitazioni cautelative imposte dalle civiche amministrazioni. Questo è quanto emerge dalle sentenze del Tribunale amministrativo ligure che in questi giorni ha accolto i diversi ricorsi depositati dalle compagnie di telefonia mobile contro le ordinanze di alcuni comuni genovesi che sospendevano l’aumento del limite massimo di emissioni.
Nei mesi scorsi, infatti, i comuni di Pieve Ligure, Rapallo, Chiavari, Lavagna e Moneglia avevano emesso dei provvedimenti per “congelare” l’applicazione della nuova normativa statale che di fatto permetteva di innalzare il valore limite di emissioni da 6 volt metri a 15, come stabilito dall’Unione Europea. Le ordinanze erano state motivate come rispondenti ad un approccio cautelativo, vista la mancanza di una letteratura scientifica che escludesse effetti sulla salute delle persone.
Una motivazione che però è stata respinta dal Tar Ligure principalmente per due motivi: le ordinanze infatti sono state giudicate viziate dal difetto di “per avere limitato sull’intero territorio comunale il funzionamento di stazioni radio con valori oltre il limite di 6 V/m, così incidendo sui limiti di esposizione che sono attribuiti alla competenza esclusiva dello Stato” e per “per difetto dei presupposti perché non è stata dimostrata l’esistenza di alcuna emergenza sanitaria locale e la previsione di un divieto sine die e generalizzato sull’intero territorio comunale appare in conflitto con i limiti imposti alle ordinanze extra ordine”.
“Porteremo avanti questa battaglia utilizzando altri strumenti – ha commentato la sindaca di Pieve Ligure Paola Negro, che già nei mesi scorsi aveva poi annullato in autotutela l’ordinanza – perchè il problema rimane. Un territorio come il nostro ha un vincolo paesaggistico molto stringente e la popolazione ha espresso più volte la preoccupazione per la propria salute. Ad oggi non ci sono ancora certezze riguarda gli effetti di una lunga esposizione massiccia a queste tecnologie e non si può rischiare. Lavoreremo ad un regolamento che possa andare in questa direzione”.