Società

Nepal, gli alpinisti morti trovati insieme sotto una tenda: gli altri italiani dispersi, i ritardi nei soccorsi

Sono stati trovati abbracciati, sotto la tenda coperta da due metri di neve Stefano Farronato, 50 anni, e Alessandro Caputo, 28, i due alpinisti morti sul Panbari Himal forse già la notte del 31 ottobre. Il ciclone Montha li ha raggiunti al Campo Uno quando avevano deciso- con un ritardo fatale- di tornare indietro. Così li ha trovati Valter Perlino, capospedizione salito con i soccorsi a 5.242 metri ieri mattina.

La situazione si aggrava di ora in ora. Fra i 7 morti e dispersi sotto la valanga scesa lunedì sullo Yalung Ri sono rimasti anche l’altoatesino Markus Kirchler e gli abruzzesi Paolo Cocco e Marco di Marcello. Nonostante i loro dispositivi radiosatellitare continuassero a segnare il movimento, gli alpini sono stati ritrovati senza vita. Alla base di questa tragica catena di incidenti una perturbazione arrivata con due giorni di anticipo rispetto alle previsioni che ha trovato gli scalatori, tutti esperti ed equipaggiati, impreparati. Nel caso dell’alpinista originario di Cassola (Vicenza) Sandro Ferronato e del suo compagno milanese Alessandro Caputo le ipotesi più probabili sono un sopraggiunto assideramento per gelo oltre alla mancanza di ossigeno determinata dal peso della neve sulla tenda nella quale stavano dormendo.

«Stefano ha inseguito il suo destino ed è stato sfortunato. E’ morto dove voleva essere» ha spiegato al Corriere del Veneto Martina, la sorella di Farronato che si sta preparando insieme ad Angela, la compagna dell’uomo per andare in Nepal e riportare a casa il corpo dell’uomo.

Alla base dei tragici incidenti, come ha confermato ad Ansa Franco Salerno dell’Istituto di Scienze Polari di Milano, una nevicata importante e non prevedibile. «In questo periodo le nevicate non sono comuni» ha confermato. Insieme agli eventi estremi però sotto la lente anche i ritardi nelle operazioni di soccorso.

Nel caso dello Yalung Ri – dove oltre ai tre italiani hanno perso la vita un cittadino tedesco (Jakob Schreiber) e un francese (Christian Andrè Manferdi) oltre a due guide nepalesi – a causa dei molti permessi governativi necessari le squadre di soccorso sono arrivate dopo otto ore. Non c’è solo questo: sulle vette nepalesi si sta osservando una sorta di overbooking. Il boom delle spedizioni chiama in causa più che leciti interrogativi sulla professionalità delle agenzie coinvolte che in nome della competitività posso arrivare a tagliare servizi importanti per l’incolumità degli alpinisti.


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