Economia

Nello sport dilettantistico un guardiano anti abusi

La riforma dello Sport ha introdotto l’obbligo per associazioni e società sportive dilettantistiche (Asd e Ssd) di dotarsi di modelli organizzativi e di controllo dell’attività sportiva e codici di condotta a tutela dei minori e per la prevenzione di molestie, violenza di genere e ogni altra forma di discriminazione.

Un’attività di compliance che ha coinvolto centinaia di migliaia di enti sulla base delle indicazioni fornite dal Coni nella delibera 255/2023 e secondo le linee guida adottate dai propri organismi affilianti (federazioni, discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva).

Il responsabile safeguarding

Oltre a questo, per Asd/Ssd è scattato anche l’obbligo di nominare il responsabile contro abusi, violenza e discriminazione (responsabile safeguarding). Soggetto, questo, chiamato a prevenire e a contrastare ogni forma di abuso, violenza e discriminazione sui tesserati nonché a garantire la protezione dell’integrità fisica degli sportivi.

È chiaro che, per lo svolgimento delle proprie funzioni, deve trattarsi di un soggetto autonomo e indipendente – anche rispetto all’organizzazione sociale – al quale è possibile corrispondere compensi per l’attività resa. In questo senso deve essere intesa la ricomprensione di queste figure nel mansionario dei lavoratori sportivi pubblicato ad aprile scorso dal Dipartimento per lo sport.

L’inclusione nel lavoro sportivo sembrerebbe tuttavia rilevare solo con riguardo a specifiche discipline sulla base di quanto indicato nei regolamenti tecnici di alcune federazioni. È il caso, ad esempio, della federazione baseball e softball o della federazione hockey che includono l’attività di safeguarding tra le mansioni necessarie per lo svolgimento della propria attività sportiva. Un aspetto, questo, rispetto al quale sarà necessario fornire chiarimenti considerato che quest’attività è trasversale ed è prevista in via obbligatoria per tutte le Asd/Ssd iscritte al Registro, a prescindere dalle discipline sportive svolte. Anche per evitare ipotesi di disparità di trattamento per i responsabili safeguarding degli enti nell’accesso alla fiscalità di vantaggio che è prevista per i lavoratori sportivi.


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