nelle rete minorenne un ravennate accusato di jihadismo
Maxi-operazione della Polizia, estesa in tutt’Italia con 22 perquisizioni nei confronti di giovani sospettati di agire in contesti estremisti di matrice suprematista, antagonista e jihadista. L’aspetto più inquietante è che l’operazione, coordinata dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione, ha riguardato ragazzi tra i 13 e i 17 anni.
L’attività di prevenzione e le acquisizioni d’intelligence, condivise in sede di Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo, hanno fatto emergere un progressivo innalzamento del coinvolgimento di minorenni in contesti di devianza e criminalità minorile in ambiti di eversione e terrorismo interno e internazionale. I percorsi di radicalizzazione dei più giovani si instaurano sempre di più sul web, con fini di indottrinamento, proselitismo in chiave radicale e addestramento.
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Giovane jihadista nel Ravennate
In particolare, nel contesto delle attività di contrasto alla minaccia jihadista, su delega della Procura dei Minori di Bologna, questa mattina, giovedì, è stata eseguita una perquisizione di un 17enne, residente in provincia di Ravenna, emerso a seguito di accertamenti sviluppati su indirizzi IP (acquisiti in ambito di collaborazione internazionale), che hanno registrato connessioni con spazi web riconducibili alla propaganda jihadista tra cui l’“Al-Raud Media Archive”.
Si tratta di uno spazio riconducibile allo Stato Islamico dove è consultabile materiale jihadista proveniente dai canali mediatici del califfato quali la rivista Al Naba, la fondazione mediatica Al-Furqan e la radio Al-Bayan. Dagli approfondimenti svolti sono emerse centinaia di connessioni dall’utenza in uso al giovane ravennate, che avrebbe poi condiviso in gruppi WhatsApp contenuti propagandisti di medesimo tenore.
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Estremismo suprematista e antagonista
Sempre nell’ambito del terrorismo islamico è finito nei guai un giovane di Catanzaro. Invece, nell’ambito delle attività nei confronti di estremisti dell’area dell’estrema destra, nazista, antisemita e razzista, sono finiti nei guai giovani delle province di Oristano, Cagliari, Cosenza, Messina e Padova, Sassari, Mantova, Cremona, Bergamo, Taranto, Arezzo, Firenze, Genova.
Sul fronte del contrasto all’antagonismo di piazza sono stati perquisiti due 17enni, a Bologna, evidenziatisi in occasione di una manifestazione non preavvisata, lo scorso gennaio, per protestare nei confronti delle forze dell’ordine intervenute nell’inseguimento conclusosi con il decesso del 19enne Rami Elgaml a Milano. I due giovani, durante l’iniziativa, avrebbero danneggiato con armi improprie telecamere, vetrine di esercizi commerciali e banche presenti sul percorso del corteo.
In Toscana sono stati poi perquisiti due ragazzi di 14 e 16 anni residenti in provincia di Livorno, sospettati di aver realizzato e portato in luogo pubblico nonché di aver esploso un ordigno esplosivo all’esterno di una scuola superiore, durante l’orario delle lezioni, lo scorso fine maggio, un atto ritenuto con matrice politica, eversiva e discriminatoria dell’atto. All’esito delle attività sono stati rinvenuti e sequestrati i dispositivi telefonici e informatici in uso agli indagati che verranno successivamente analizzati.
All’interno degli stessi, al momento, le preview hanno comunque permesso di rilevare la presenza di numerose chat d’area estremista (sia di matrice jihadista sia suprematista) con contenuti d’interesse quali immagini di guerriglieri armati e armi da fuoco. Inoltre sono stati raccolti riscontri alle ipotesi investigative come il rinvenimento di componenti per la realizzazione di molotov e di un bilancino per la pesa di polvere da sparo. All’interno delle abitazioni sono stati trovati manuali e documenti di matrice suprematista e nazionalsocialista, alcune riproduzioni di armi da sparo prive di tappo rosso, giacche militari da combattimento, passamontagna anche di tipo militare, materiale per l’addestramento soft air e una divisa delle Ss.
Il fenomeno della radicalizzazione
Le inchieste degli ultimi anni hanno registrato un incremento della presenza di soggetti minorenni, impegnati nella diffusione sul web di contenuti estremisti e violenti: da gennaio del 2023 a oggi, sono 12 i minori sottoposti a misura cautelare e altri 107 oggetto di approfondimenti investigativi, quali perquisizioni personali, domiciliari e informatiche.
I processi di radicalizzazione – dalla prima esposizione a materiale terroristico, alla pianificazione ed esecuzione dell’attacco – si stanno accorciando come tempi. Il tempo medio di radicalizzazione è passato dai 16 mesi del 2002 ai 10 mesi circa del 2015 fino ad un arco temporale attualmente di sole alcune settimane.
I profili psicologici
Tra le caratteristiche rilevate si segnalano: profili psicologici caratterizzati da difficoltà relazionali e vulnerabilità psicologica, non di rado determinata da esperienze personali negative a livello familiare, sociale o scolastico, che porta fisiologicamente a maturare sentimenti di rivalsa verso gli ambienti esterni vissuti; vita sociale marginalizzata, rispetto alla quale l’ambiente virtuale costituisce un perfetto surrogato funzionale alla costruzione di un’identità fittizia e al sentirsi parte di una comunità alternativa.
Anche in giovanissima età emerge una fascinazione per la violenza e propensione verso le armi da fuoco, alcune delle quali fabbricate con stampanti 3D. Vengono utilizzate anche piattaforme di gioco online, dove si è evidenziata in alcuni casi la diffusione di narrative estremiste violente e dove persiste il rischio di replicare nella realtà quanto sperimentato online.
Le acquisizioni informative e i riscontri investigativi hanno evidenziato il particolare fascino che l’ecosistema digitale del c.d. “White Jihad” esercita sulla componente giovanile, intendendolo come un fenomeno di ibridazione ideologica che vede una convergenza tra l’ideologia radicale islamica e il suprematismo bianco o la più ampia sfera ideologica dell’estrema destra.
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