Liguria

Nel centro storico di Genova una targa intitolata alle prostitute dei vicoli: ecco perché


Genova. Una targa di marmo dedicata alle “lavoratrici del meretricio” sarà scoperta domani, venerdì 20 settembre, in Sottoripa, sul muro di un edificio prospiciente a palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità portuale di Genova.

Tutto ha un senso: intanto per la data scelta. Il 20 settembre del 1958 entrò in vigore la Legge Merlin, che aboliva l’esercizio della prostituzione e l’attività delle cosiddette case chiuse.

L’appuntamento istituzionale, sposato da Comune di Genova e municipio Centro Est, si svolgerà alle 11 davanti ai civici 11 e 13 di via Sottoripa.

L’iniziativa parte da lontano nel tempo – sette anni fa – ma da vicino nello spazio: è stata promossa da alcune realtà attive nella città vecchia: la Comunità di San Benedetto al Porto, dall’associazione culturale Amon e da Princesa, voluta da Don Andrea Gallo per difendere le prostitute dei bassi del centro storico e che porta il nome della donna transgender realmente esistita e cantata anche da Fabrizio De André.

Le “lavoratrici del meretricio” a cui è intitolata la targa sono quelle che, nel 1300 e nel 1400, ai tempi gloriosi della Repubblica di Genova, con le loro tasse – le gabelle dovute di 5 soldi al giorno – contribuirono a finanziare le grande opere portuali.

Tra queste i moli e le banchine, quegli spazi che alle stesse prostitute erano severamente proibiti perché avrebbero “distratto” marinai, camalli e altri lavoratori portuali.

L’idea di omaggiare in qualche modo quel mondo è nata sette anni fa ma arrivare a una sintesi che mettesse d’accordo tutti – sovrintendenza compresa – non è stata semplice. Dal lessico da utilizzare al muro dove affiggere la targa, il cui marmo è stato donato dalla ditta valbisagnina D’Avolio.




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