Nek: «L’amore a 54 anni va tenuto acceso. Con mia moglie Beatrice abbiamo superato gli allontanamenti dovuti al mio lavoro, alla nascita di Beatrice e alla morte di mio padre»
È per questo che ha scelto di vivere a Sassuolo?
«Non vivere sempre in una grande città penso che sia un aiuto importante. In fondo sono un provinciale: dopo ogni viaggio sentivo il desiderio di tornare a casa con i miei amici a bere un bicchiere di vino. Prima di Nek, dopotutto, sono Filippo: una persona che conduce una vita normalissima. A Sassuolo ricarico le batterie, penso che questo mi abbia salvato».
Pensa che abbia salvato anche sua figlia Beatrice?
«Penso di sì. Viaggiando molto mi perdo molti momenti importanti della crescita di mia figlia ed è anche per questo che, quando mi fermo a casa, cerco di essere il più presente possibile con lei. Adesso sta vivendo un periodo non facile come l’adolescenza e ha il fidanzatino: la vado a prendere e la porto dove vuole, le faccio domande. Sono un padre apprensivo».
Cosa la rende apprensivo?
«Il mondo dei social che, purtroppo, ha meno filtri e controlli di quanto crediamo. Mi fa sempre impressione che il 50% dell’attenzione del mio pubblico durante un mio concerto sia concentrata sul telefono, che impedisce di fatto di vivere fino in fondo l’emozione di essere lì. Sono però anche spaventato dal mondo di fuori, dai femminicidi che continuano a succedere e dal fidanzato che potrebbe fare delle richieste non gradite perché ha gli ormoni che cominciano a esplodere. Cerco di stare attento per quanto sarà possibile».
Cos’è l’amore in questa fase della sua vita?
«Un sentimento adulto, un fuoco che arde e che, dopo tante fiammate, adesso si è un po’ adattato. È importante, però, tenerlo sempre vivo e stare attenti affinché non si spenga».
Mai corso il rischio che si spegnesse?
«Una frase di San Paolo nella Lettera ai Corinzi dice che l’amore tutto sopporta: penso che sia molto eloquente perché se non c’è quel sentimento non andrai mai molto lontano. Sapere che qualcuno sia sempre lì per te è commovente. Sarà per questo che non credo tanto a definizioni come “amore malato” perché l’amore non potrà mai essere una malattia».
Cos’è, allora?
«Uno stato di gioia, di serenità. E se sei gioioso e sereno non puoi essere malato. L’amore è l’unico antidoto che abbiamo alle bruttezze del mondo».
L’amore per sua moglie Patrizia Vacodio è mai sopravvissuto a qualcosa?
«È sopravvissuto agli allontanamenti dovuti al mio lavoro, alla nascita di Beatrice e alla morte di mio padre: c’è stata una volta in cui abbiamo rischiato di allontanarci e lì siamo stati bravi a proteggere il nostro fuocherello perché intorno soffiava un vento molto forte. Ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: ma cosa stiamo facendo? Da lì abbiamo rimesso i remi in barca e abbiamo ripreso a navigare insieme».
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