Marche

nei guai finisce anche volontario

PESARO – Permessi premio con utilizzo del cellulare, l’indagine partita due anni fa ha portato a degli sviluppi con la richiesta di rinvio a giudizio. Il protagonista principale della vicenda è Giorgio Giorni, 53enne di Città di Castello, in carcere a Pesaro dove sconta l’ergastolo per avere violentato e ucciso la piccola Maria Geusa quando la bimba non aveva nemmeno tre anni. Un delitto efferato che risale a 20 anni fa, nel 2005. La bambina era figlia della donna con cui l’uomo aveva avuto una relazione e a sua volta condannata a quindici anni per concorso.

Osservato speciale

Dunque il 53enne è tuttora un osservato speciale vista la rilevanza che il caso ebbe all’epoca. Dopo 18 anni dall’omicidio, nel 2023, sono scattati dei permessi premio che sono finiti però nel mirino della polizia per delle irregolarità e a distanza di due anni dai fatti contestati oggi la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per un pesarese 42enne volontario di un’associazione che si occupa dei detenuti, con l’accusa di aver fornito accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti in carcere. In sostanza la polizia aveva contestato l’uso del cellulare, comprato dal fratello dell’omicida, anche lui inizialmente finito nel fascicolo e poi stralciato con richiesta di archiviazione. Secondo l’accusa il pesarese, nell’ambito dell’attività di volontario, avrebbe immesso i propri dati per permettere all’ergastolano di utilizzare il telefonino. All’uomo, nel permesso premio con uscita dal carcere, era stato concesso di fare chiamate, ma l’accesso a internet non era permesso per via di possibili ricerche non consentite. Così come le passeggiate vicino a luoghi potenzialmente frequentati da minori. Viene contestato in particolare l’utilizzo di uno smartphone che aveva la possibilità di accesso a internet con l’utilizzo di whatsapp, ma anche delle telefonate che non erano indirizzate ai familiari. Nel mirino sarebbe finita in particolare una chiamata a un pregiudicato accusato di abuso su minore. Gli agenti della squadra mobile dal momento dell’uscita dal carcere di Villa Fastiggi avevano monitorato a vista Giorgio Giorni. Un’attività che la divisione anticrimine della Questura compie regolarmente nei confronti di chi usufruisce di benefici rispetto alla detenzione. I detenuti in corso di espiazione di pena che ottengono permessi premio all’esterno del carcere vengono controllati per il rispetto delle prescrizioni, orari, condotta e frequentazioni. E nel caso di Giorni, l’attenzione era massima in quanto si parla di reati gravissimi che hanno destato grande allarme sociale e riempito le pagine di cronaca dell’epoca.

Memorie depositate

Ieri l’udienza predibattimentale con le difese che hanno depositato delle memorie. L’avvocato Alberto Bordoni assiste Giorni mentre Enrico Maria Paci e Nicole Giusti assistono il pesarese. La memoria verte su questioni processuali e di merito in particolare, secondo quanto sostiene la difesa, sulla insussistenza del reato che punisce l’introduzione in carcere del telefono e sul contesto dei permessi premio in cui era consentito dal magistrato di sorveglianza di fare telefonate. L’udienza è stata aggiornata.




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