Neffa è cambiato? | Vanity Fair Italia
Alla fine Neffa è un tipo tranquillo. Non si lascia andare a inutili richiami alla folla o a scenografie strampalate, magari partorite dalla mente megalomane di qualche creativo. Si imbarazza, quasi arrossendo, di fronte ai complimenti dei colleghi, e soprattutto al rumore degli annunci altisonanti e dei numeri ostentati preferisce il suono della sua musica: l’unica cosa che conta. I ragazzi di oggi lo definirebbero un chill guy. Quelli di ieri, che la parola chill la associano — sbagliando — forse a del cibo piccante o a un detergente intimo, userebbero un termine solo: sobrio. È questa la parola che più di ogni altra descrive Neffa, artista capace di attraversare trent’anni di musica italiana senza mai perdere il senso della misura. Dai tempi pionieristici dell’hip hop dei Sangue Misto — quando con Deda e DJ Gruff ha gettato le basi per linguaggio che i rapper di oggi hanno ereditato e continuano a utilizzare — fino alla svolta pop e soul dei primi Duemila, la sua carriera ha avuto dei saliscendi singolari, ma lui è rimasto sempre coerente. Dopo aver segnato un’epoca con SxM, Neffa fu tra i primi a capire che il rap poteva contaminarsi, e anche quando decise di lasciare il beat a favore di chitarre e sonorità pop, molti gridarono al tradimento. In realtà, stava semplicemente ampliando il suo pubblico, passando dal flow di Aspettando il sole alle hit radiofoniche come La mia signorina.
E anche al concerto del Forum è rimasto fedele a se stesso, senza strafare. Sul palco non c’era spazio per l’egocentrismo, ma per la musica. Eppure, tra un sorriso e un «Prende bene?» lanciato al pubblico, si percepiva la soddisfazione di chi sapeva di aver aggiunto un tassello importante alla propria carriera. Universo Neffa non era solo un concerto, ma un viaggio nel tempo trent’anni di musica in cui l’artista di Scafati ha attraversato il suo repertorio come si sfogliano le pagine di un vecchio almanacco: da Aspettando il sole, per la prima volta suonata live insieme a Giuliano Palma, a La mia signorina e Prima di andare via, fino ai brani più recenti di Canerandagio. In mezzo, un susseguirsi di ospiti che hanno trasformato il Forum in una grande festa collettiva: Jake La Furia, Frah Quintale, Kaos, Izi, Guè, Joshua, Francesca Michielin, Ele A, Coez, Nayt, J-Ax, Fabri Fibra e tanti altri. Mentre intorno a lui il rap diventava mainstream, Neffa ha scelto la via più difficile: non rincorrere nessuno e fare come gli pare. «Non sono uno che dice “alzate le mani”. Alzatele quando vi va», ha detto sul palco del forum, la sua dimensione live riflette perfettamente questo spirito. Nessuna euforia forzata, e ogni cosa durante lo show ha avuto un senso. Durante Cambierà, per esempio, le immagini di guerra sullo schermo si trasformano in fiori e margherite, come nei gesti pacifisti degli anni ’60
E quando sul palco è risalito Deda per salutare il pubblico in onore dei Sangue Misto – Neffa ha poi eseguito Cani sciolti e Lo straniero mand ando il pubblico in visibilio – non si è assistito solo a un momento nostalgico, ma quasi alla prova di come le sue radici non si siano mai dissolte. Non ha dimenticato da dove arriva: dalle notti in cui «dormiva sul divano di Kaos per fare i beat di notte», come ama ricordare. Neffa non è cambiato, o meglio: è cambiato come cambiano gli artisti veri, senza tradire la propria essenza. Lui stesso rappa: «Mi fanno ridere quelli che dicono che quando rappo sembra di stare nei Novanta. Il mondo è vecchio!». È pure brutto e forse Cambierà, ma tu Neffa continua a non farlo.
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