Calabria

‘Ndrangheta: strage nel Vibonese, restano in carcere mandante ed esecutore

Restano in carcere i cugini omonimi Francesco Maiolo di Acquaro, rispettivamente classe 1983 e classe ’79, accusati della Strage di Ariola (costata tre morti e un ferito), arrestati nell’operazione antimafia denominata Habanero. E’ quanto deciso dalla Cassazione che ha rigettato i due ricorsi avverso la decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro del 17 luglio scorso confermativa dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip.
I due cugini sono «gravemente indiziati dei delitti di partecipazione – a partire dal 14 giugno 2013 – all’associazione di stampo mafioso denominata “locale dell’Ariola” e, in particolare, della ‘ndrina Maiolo attiva ad Acquaro». Quindi, ai due Francesco Maiolo (uno mandante, l’altro esecutore) vengono contestati pure i reati di triplice omicidio plurimo aggravato dalle finalità mafiose (la “strage dell’Ariola” avvenuta il giorno 25 ottobre 2003 nella quale vennero uccisi Francesco Gallace, Giovanni Gallace e Stefano Barilaro e ferita una quarta).

Il fatto di sangue sarebbe stato commesso per vendicare le scomparse (lupare bianche) di Rocco e Antonio Maiolo, uccisi in uno scontro tra clan per il predominio mafioso della zona. A sostegno dell’impianto accusatorio della Dda di Catanzaro ci sono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia (Francesco Loielo, Enzo Taverniti, Michele Ganino, Daniele Bono, Diego Zappia, Rocco Oppedisano, Antonio Forastefano e Raffaele Moscato) e l’attività di indagine basata anche su diverse intercettazioni.


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