Molise

‘Ndocciata 2025, l’antico di rito del fuoco dà voce alla protesta: “L’ospedale non si tocca” | isNews

Saia: “Senza un presidio sanitario adeguato, non può esserci futuro per queste comunità”. Di Lucente: “Lotteremo insieme perché i diritti non hanno colore politico”


di Deborah Di Vincenzo

AGNONE. L’antico rito del fuoco che ha illuminato la notte di Agnone quest’anno ha assunto un ulteriore significato. La ‘Ndocciata si è fatta simbolo di una battaglia più grande: salvaguardare la salute, la dignità e il futuro delle persone che scelgono di restare e lottare per la loro terra.

La partenza dall’ospedale Caracciolo, gli striscioni, il cerotto sul cuore hanno dimostrato che la tradizione può essere anche un gesto – forte –  di comunità e resistenza, un richiamo potente a difendere ciò che rende vivi i territori montani: i servizi essenziali, a partire dall’ospedale Caracciolo, in un momento in cui le aree interne rischiano spopolamento e tagli alle risorse fondamentali.

“Quest’anno – ha sottolineato il sindaco di Agnone Daniele Saia –  la ’Ndocciata non è solo una tradizione: è un simbolo potente di resistenza, comunità e futuro. Il fuoco che illumina Agnone rappresenta la forza di chi sceglie di restare nelle aree interne, nonostante le difficoltà e i continui tagli ai servizi essenziali – ha sottolineato il sindaco Daniele Saia – Tra questi, il più grave riguarda il diritto fondamentale alla salute. Lo diciamo con chiarezza: l’ospedale di Agnone non può essere riconvertito. In gioco c’è la vita delle persone che abitano l’Alto Molise e i territori limitrofi. Senza un presidio sanitario adeguato, non può esserci futuro per queste comunità.

Come ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la montagna è un patrimonio da tutelare e valorizzare, e questo non è possibile se si priva un territorio dei servizi sanitari indispensabili. Difendere l’ospedale Caracciolo significa difendere la dignità, la sicurezza e i diritti di cittadinanza di chi vive qui.

Il fiocco bianco con il cerotto che indossiamo questa sera è il segno di una ferita aperta, ma anche della volontà di curarla. È il simbolo di una comunità che non si arrende e che rifiuta decisioni calate dall’alto. Agnone è una fiamma che dura nel tempo. E una comunità capace di accendere il fuoco è anche capace di difenderlo. Noi difenderemo il nostro ospedale, insieme, con determinazione e unità”.

Una battaglia che può essere vinta solo unendo le forze perché i diritti non hanno  e non devono  avere colori politici. Lo ha ribadito il vicepresidente della Giunta regionale Andrea Di Lucente. “Una battaglia che non ha colori politici, ma che deve unire tutti nella tutela dei diritti delle aree interne – ha detto –  L’ospedale Caracciolo non appartiene solo ad Agnone, ma all’intero Molise e a numerosi comuni dell’Abruzzo. Faremo tutto il possibile per salvaguardare questo presidio sanitario. Come amministrazione regionale stiamo esercitando una forte pressione sul Governo nazionale affinché vengano riconosciuti e tutelati i diritti del nostro territorio e di questo ospedale.

Come Regione stiamo costruendo un percorso condiviso, insieme alla Provincia di Isernia, al Comune di Agnone e a tutti gli altri comuni dell’area. Perché siamo convinti che solo unendo le forze, lottando insieme, potremo garantire il futuro di questo territorio e la salvezza dell’ospedale”.


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