«Navighiamo a vista». Dal 22 settembre a ottobre, impianto fermo e cassa integrazione
FABRIANO Sempre più delicata la situazione produttiva alla Beko Europe. E anche in questo mese, il calo dei volumi ipotizzato per lo stabilimento di Melano si ripercuote sui lavoratori. Infatti, dopo che la prima settimana ha visto un’attività a buon ritmo – praticamente al completo – ben diverso sarà il prosieguo nel corso di settembre.
La tabella di marcia
La settimana prossima sarà al lavoro poco più della metà delle maestranze, la terza settimana saranno in funzione soltanto due linee di montaggio (pertanto, sarà impegnato un gruppo di persone, tutto sommato, esiguo), dopodiché l’ultima settimana, più precisamente dal 22 settembre fino alla fine del mese, sarà caratterizzata dalla cassa integrazione verticale (totale fermo produttivo), come ormai consuetudine da molti mesi a questa parte. Va da sé che, in una fase così difficile che non accenna a migliorare, l’ansia e l’apprensione tra i dipendenti lievitano di giorno in giorno. «La preoccupazione è fortissima – sottolinea Valeria Tizzoni della Rsu Fiom-Cgil – anche perché alle nostre richieste in merito alla continua diminuzione dei volumi, non hanno mai fatto seguito delle risposte concrete. Viviamo nell’incertezza più totale».
In effetti, l’attuazione del piano industriale, siglato il 14 aprile scorso, al ministero delle Imprese e del Made in Italy, dalla multinazionale turca, dalle organizzazioni sindacali di settore e dalle istituzioni coinvolte, non è ancora partita, eccezion fatta per l’avvio degli ammortizzatori sociali al 90% del tempo concernente un’ottantina di addetti (sui 110 totali) del centro Ricerca e Sviluppo di via Campo sportivo e altri impiegati della sede centrale di via Aristide Merloni (in primis, quelli impegnati in ambiti non più ritenuti indispensabili dall’azienda) e per l’applicazione degli incentivi all’esodo. Sotto quest’ultimo aspetto, va ricordato che ci sono state già 23 adesioni (si tratta di 11 operai e 12 colletti bianchi, cinque dei quali inerenti all’area progettazione) e che l’iniziativa ne potrebbe ottenere altre a breve. Il condizionale è d’obbligo, ma qualche indiscrezione lascia aperta questa ipotesi.
«Intorno alla metà di settembre – osserva ancora Tizzoni – dovrebbero esserci altre uscite dall’azienda, ma le richieste non sembrano molte. E comunque, vedremo in seguito se con il calo di dipendenti si potrà lavorare di più. Siamo in attesa degli investimenti (il piano industriale, è doveroso rimarcarlo, contempla 62 milioni di euro di investimenti nel triennio 2025-2027, ndr), ma finora, a distanza di quasi cinque mesi dalla firma del progetto industriale, non sono stati inseriti nuovi prodotti, né altre linee produttive, mentre abbiamo assistito all’aumento di cassa integrazione».