Liguria

Nave delle armi, il cannone italiano portato fuori dal porto: non sarà imbarcato a Genova

Genova. Partirà  questa sera o domenica mattina la nave saudita Bahri Yambu con il suo carico di armamenti che saranno sbarcati nel porto di Abu Dhabi. Quelle armi (carri armati, blindati e container di esplosivi) insieme a un cannone di fabbricazione italiana destinato a una nave Fincantieri hanno provocato nelle ultime 48 ore presidi e proteste da parte dei portuali genovesi, da sempre in prima linea per contrastare il transito di armi nello scalo sotto la Lanterna. 

Ma proprio il cannone rimasto per alcuni giorni sulla banchina del terminal Gmt per essere caricato sulla nave non sarà imbarcato e nella tarda serata di ieri è stato “portato fuori dal porto di Genova”. Lo rende noto la Filt Cgil. “Un risultato ottenuto grazie all’azione concreta di blocco dell’imbarco dichiarato da Filt-Cgil Genova e dalla Cgil Genova, rispettata e messa in atto dai lavoratori della Culmv e del Terminal Gmt. .Abbiamo informato di questo la Filt-Cgil nazionale in modo da proseguire il blocco dell’imbarco in altri porti” fa sapere la Filt.

“Genova è la nostra città, il porto è il nostro lavoro, il nostro orizzonte, la nostra vita, ma il porto sono anche i nostri compagni di lavoro” dice il Calp. “C’è una spinta al cambiamento, alla lotta nel nostro porto ma anche in tanti porti d’Italia e del mondo..le nostre lotte non si arresteranno mai.. oggi la nostra città è un pochino più bella”

cannone terminal gmt portato via

Il cannone mentre viene portato via dal terminal Gmt del porto di Genova

La nave delle armi nel porto di Genova: cosa è accaduto

I primi a denunciare la presenza di un cannone in banchina al terminal Gmt erano stati i portuali del Calp-Usb. E poco dopo anche la Cgil aveva chiesto chiarimenti urgenti. Giovedì i primi confronti con autorità portuale e Prefettura che avevano rassicurato i lavoratori circa il fatto che il cannone non era destinato al conflitto in Medio Oriente, ma la Filt Cgil aveva ribadito l’astensione dal carico dell’arma.

Nel frattempo i lavoratori dell’Usb avevano scoperto e documentato la presenza altri numerosi armamenti nella ‘pancia’ del cargo saudita, imbarcati nel porto di Dundalk (Usa). Il sospetto anche in questo caso era che il materiale bellico, di fabbricazione americana, potesse essere destinato a Israele. Il sindacato ieri ha presentato un esposto in Procura a Genova che ha aperto un’inchiesta. Le prime verifiche, delegate alla Digos e alla Capitaneria di porto, non avrebbero evidenziato alcuna irregolarità nei documenti di carico e accertato che le armi saranno sbarcate ad Abu Dhabi. Ieri mattina il collettivo autonomo dei lavoratori portuali ha indetto un presidio per chiedere ulteriori informazioni e poter vedere la documentazione bloccando per alcune ore due dei varchi portuali. Con un corteo lavoratori e antimilitaristi si erano spostati fin sotto la sede della compagnia di navigazione israeliana Zim. Avevano acceso fumogeni, sparato alcuni razzi di segnalazione e fatto un falò in strada con alcuni bancali per protestare contro il massacro del popolo palestinese. Poi il presidio si era sciolto.

Presidio blocco varchi contro le armi in porto

Un momento delle proteste di ieri

L’inchiesta della Procura sugli altri armamenti già a bordo della Bahri Yambu

“La documentazione specifica che ci avevano detto che avremmo potuto visionare non ci è stata inviata per ora  – aveva spiegato ieri José Nivoi, delegato Usb – A questo punto confidiamo negli esiti dell’inchiesta che è stata aperta in seguito al nostro esposto. Ribadiamo inoltre la nostra richiesta di un osservatorio sul transito delle armi nel nostro porto e confidiamo che a settembre ci vengano date risposte in questo senso”. L’Usb ieri aveva indetto 24 ore di sciopero specifico sul carico dell’armamento italiano, poi la notizia da parte del terminal Gmt che che l’agenzia di spedizioni aveva deciso che il cannone, a seguito delle proteste, non sarebbe stato imbarcato dal porto di Genova.

Poi in tarda serata la conferma con lo spostamento dell’armamento con l’obiettivo probabilmente di farlo caricare in un altro porto italiano.




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