Nato, intesa sul target di spesa militare al 5% del PIL: superato il veto della Spagna
La corsa al riarmo continua. Al vertice del prossimo 24 e 25 giugno la Nato fisserà il target di spesa al 5% del Pil. Lo stallo provocato dal veto della Spagna è stato infatti superato e si è trovata un’intesa. In particolare, il linguaggio del comunicato finale prevede, per la parte di spesa militare classica del 3,5%, la possibilità anche di centrare gli obiettivi di capacità assegnati dall’Alleanza, permettendo così a Madrid di siglare l’accordo. Secondo El Pais, la soluzione consiste nel mantenere come obiettivo generale il raggiungimento del 5%, ma interpretandolo in modo flessibile, in modo tale, sottolinea il quotidiano, che la Spagna potrà destinare alla difesa la percentuale del Pil che riterrà necessaria, purché rispetti gli obiettivi di capacità militare approvati dai ministri della Difesa della Nato lo scorso 6 giugno.
Il premier spagnolo Pedro Sánchez e il segretario generale della Nato, Mark Rutte, hanno raggiunto questo accordo per salvare il vertice dell’Alleanza che inizierà martedì prossimo all’Aia, minacciato dal veto di Madrid. La Spagna ha un accordo “molto positivo” con la Nato, grazie a cui potrà “mantenere i propri impegni” con l’Alleanza atlantica, preservandone “l’unità”, “senza dover aumentare la spesa per la Difesa fino al 5% del Pil”, ha detto lo stesso Sánchez, in una dichiarazione istituzionale.
La proposta americana prevede di raggiungere almeno il 5% del Pil in spesa per la Difesa, oltre il doppio rispetto al 2% attuale. Il segretario della Nato Rutte, nel tentativo di tenere insieme le posizioni dei 32 Stati membri, ha proposto un’opzione su due livelli. Secondo lo schema presentato dall’ex premier olandese, i Paesi dovranno impegnarsi a spendere almeno il 3,5% del Pil per sistemi d’arma e di difesa ‘classici’, ossia truppe, mezzi e munizioni, e prevedere l’ulteriore 1,5% per la prevenzione della guerra ibrida, i cyberattacchi e per la resilienza della società. Questa seconda voce va incontro a quegli Stati, come la Spagna, che non sentono l’impellente esigenza di riarmarsi.
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