Marche

Nato in Congo il medico pediatra Jerome diventa italiano, lavora all’ospedale di Urbino ma andato in pensione lo Stato non gli riconosce il sussidio


FANO È un medico, è un pediatra, si è laureato con lode nel 1979 alla Sapienza di Roma, durante la sua carriera ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionale, ma ora raggiunta l’età della pensione si trova in difficoltà il dottor Jerome Sulubani Gwa-Mbayo KItambo al quale lo Stato, pur avendogli concesso la cittadinanza, non riconosce alcun sostegno economico. La sua origine è congolese, la sua fede è cattolica e la sua vita è stata caratterizzata da una continua lotta contro le avversità che ha sempre affrontato con determinazione e fiducia in Dio. 

Il dottor Jerome aveva sposato Anna Maria Serafini, una cagliese deceduta nel 2019 dopo avergli dato tre figli; l’aveva conosciuta a Roma, dove si era specializzato in Pediatria ottenendo due borse di studio in metabolismo e biochimica patologica rese disponibili dall’Istituto Superiore di Sanità. La coppia si era poi sposata in Africa, ma il sogno del medico era sempre quello di poter lavorare in Italia. Il problema era la cittadinanza, senza la quale non avrebbe potuto essere assunto dal Sistema Sanitario Nazionale, né essere iscritto nell’Ordine dei medici.

Ha lavorato all’ospedale di Urbino

Dopo aver lavorato all’estero, la sua domanda è accolta nel 2006. Allora tutto diventa più facile: il dottor Jerome viene assunto all’ospedale di Urbino ma nel 2023 deve lasciare per raggiunti limiti di età e allora ricominciano le difficoltà, perché non gli è riconosciuto nessun sostegno. Eppure, lo Stato mette a disposizione un assegno sociale a chi dimostra di aver fissato per 10 anni consecutivi la residenza nel nostro Paese. Ma la burocrazia si è messa di traverso e parte della documentazione non si trova.

Si è rivolto alla Caritas per avere aiuti

Con la dignità che ha sempre caratterizzato la sua esistenza il professionista si è rivolto alla Caritas di Fano chiedendo un aiuto per fa valere i propri diritti. «Non ci ha chiesto un aiuto economico – ha evidenziato il direttore don Michele Giardini – ma, coinvolgendo anche la Cgil dal punto di vista sindacale, solo un aiuto per ottenere quello che gli spetta. Vive con i suoi risparmi, ma non potranno durare a lungo». Probabilmente si dovrà percorrere una via giudiziaria per ottenere ciò che la legge consente. Questa la fredda prassi.

Ma quello che desta più sensazione è la “moneta” con cui si ripaga un medico che per tutta la vita ha salvato migliaia di bambini, chiedendo in cambio un piccolo sostegno per la sua vecchiaia.




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