Napoli, colpo al clan Mazzarella. Gratteri: “È la camorra di serie A”
È la camorra del clan Mazzarella “che si rigenera, che sa rimettersi in sesto quando viene colpita dalle ordinanze”. Ma giovedì mattina ha subito un altro duro colpo, 25 misure cautelari, al termine di un’inchiesta condotta dalla squadra mobile di Napoli guidata da Giovanni Leuci. “Una camorra di serie A”, secondo il procuratore Nicola Gratteri. “Nessuno, nemmeno le famiglie di Secondigliano, avrebbe in questo momento la forza di scalzarli”, sostiene il procuratore aggiunto Sergio Amato.
Droga, estorsioni e ogni tipo di attività tra cui un cantiere navale e una pizzeria, armi: c’è il classico core business dell’impresa criminale nelle carte di un’inchiesta con 57 indagati per associazione camorristica. Tra gli arrestati ci sono Michele Mazzarella, boss già detenuto, e il reggente Luciano Barattolo, suo cugino.
Le indagini della Mobile, coordinate dalla Dda, si sono concentrate su tre ramificazioni del cartello dei Mazzarella, e cioè il gruppo operante nella zona cosiddetta del Connolo e facente capo alle famiglie Barattolo e Galiero, quello attivo nell’enclave di Forcella con a capo la famiglia Buonerba (anche nota con il soprannome di ‘Capelloni’) e quello di Poggioreale facente capo alla famiglia Nunziata, i cosiddetti ‘Castagnari’.
I vertici del clan erano in grado di gestire tutte le attività illecite del gruppo criminale e delle sue varie articolazioni territoriali, controllando il traffico e la vendita al dettaglio di droga attraverso una filiera collaudata di approvvigionamento delle numerose piazze di spaccio operanti nelle zone di sua competenza.
Le modalità di vendita dello stupefacente spaziavano dalla classica cessione al dettaglio a quella, ormai sempre più utilizzata, della vendita ‘delivery’, effettuata su commissione telefonica in luoghi diversi, concordati di volta in volta con l’acquirente. Le carte hanno evidenziato una recente alleanza dei Mazzarella con la criminalità dei Quartieri Spagnoli e l’utilizzo delle scorribande armate in altri quartieri di Napoli per dimostrare la forza del clan.
A margine della conferenza Gratteri è tornato sulle polemiche per il suo programma “Lezioni di Mafie” che andrà in onda su La 7: “Oggi rispetto a prima è più importante parlare di mafie e le reazioni scomposte mi hanno fatto capire che ho fatto bene a partecipare alla trasmissione. Ho già partecipato a una trasmissione durata un’ora e mezzo dove commentavo i video e non capiscono qual è la differenza: forse perché in tv convinco 2 milioni di persone e non 60mila come con i libri: sono chiaro, leale e trasparente, e gradirei che lo fossero anche gli altri”.
Ed a chi ha criticato questa scelta, Gratteri risponde: “Le critiche? Mi piacciono, odio maggiordomi e lacchè, voglio gente in buona fede non polemiche strumentali: ricordo magistrati che sono andati a parlare di mafia quando la televisione era in bianco e nero e nessuno si è lamentato, io mangio pane e veleno e ho le spalle larghe. Ho chiesto anche ad esperti del Csm che mi hanno detto che non c’è bisogno di autorizzazione, proprio perché è a titolo gratuito e perché non parlo di fatti specifici ma di fenomeni, non parlerò di indagini”.
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