Liguria

Nada Cella, la pm Dotto: “Cecere ha sfogato su di lei la rabbia e la frustrazione di una vita”


Genova. Soracco e Cecere si conoscevano molto più di quanto hanno finora sostenuto e il giorno dell’omicidio di Nada Cella solo loro due – in base alle lunghe indagini svolte prima nel 1996 e poi nel 2021 – potevano essere entrati nello studio del commercialista. Ma non è stato Soracco a uccidere Nada.

Il commercialista ha però visto Cecere nello studio, probabilmente subito dopo l’omicidio, e l’ha coperta. E’ questo in estrema sintesi quanto ha sostenuto in aula oggi la pm Gabriella Dotto nella prima parte della requisitoria per l’omicidio di Nada Cella, requisitoria che si concluderà giovedì prossimo.

La pm ha parlato questa mattina per circa tre ore e mezzo: “E’ un momento molto atteso – ha esordito parlando ai giudici della Corte d’assise – perché è il momento in cui ricostruiamo il quadro d’insieme che rappresenterà la responsabilità di Annalucia Cecere nel delitto: un quadro chiaro e limpido”.

La pm ha sottolineato come si sia trattato di un processo “complesso” che per questa ragione ha portato l’accusa ad approfondire tutti gli elementi di prova. “Complesso perché andiamo a esaminare fatti lontani nel tempo, complesso per i testimoni dal punto di vista mnemonico e perché nella vecchia indagine vennero trascurati fatti importanti a causa di una cortocircuito tra polizia e carabinieri”. Complesso infine “perché è un processo indiziario – ha detto – ma questo non significa che sia un processo di serie B”. Anzi “l’incredibile concatenazione di tutti gli elementi indiziari è la forza di questo processo”.

Il rapporto di frequentazione tra Cecere e Soracco è “molto solido ma tenuto nascosto”

Poi l’accusa ha cominciato ad analizzare gli elementi raccolti nelle indagini e nel corso del dibattimento a partire dal rapporto tra Soracco e Cecere, “un rapporto di frequentazione veramente solido tra i due ma completamente nascosto nel 1996 e sminuito nel 2021”.

Tra i numerosi indizi elencati dall’accusa quello, certamente impressionante della telefonata fatta da Cecere a Soracco dopo la perquisizione da lei subita da parte dei carabinieri nei pochi giorni in cui fu indagata. E’ la telefonata in cui Cecere dice a Soracco: “Non sono mai stata innamorata di te, anzi mi fai schifo” e anche “se questo ti può far star bene”.

Per la pm questo presuppone “che tra i due ci sia stata una relazione ben diversa da quella che ci vogliono oggi far credere”. Soracco in quei giorni, sia al telefono con i giornalisti sia parlando con una zia “nega fermamente che questa donna misteriosa possa avere a che fare con l’omicidio di Nada ma – -ha sottolineato in aula la pm Dotto – come faceva Soracco a sapere con certezza che questa donna non c’entrava nulla?”.

E nella telefonata con la zia “quando la dice ‘E’ quella che penso io’ emerge chiaramente come sia una persona conosciuta”. L’accusa cita diverse intercettazioni di Soracco con l’amico avvocato, della madre Marisa Bacchioni e della zia Fausta dalle quali tutte sembra emergere che tutti sapevano bene chi fosse Cecere.

In aula si è riparlato della telefonata dell’anonima in cui Marisa Bacchioni raccontò (il 9 agosto 1996) delle continue telefonate di Cecere a Soracco che avevano indotto il commercialista a dire da Nada di non passargliele più. Citati anche i testi recenti emersi dal supplemento di indagine della Procura che sono venuti in aula a dire di aver visto Annalucia Cecere con Soracco.

“Solo Soracco e Cecere a quell’ora potevano essere lì, ma non è lui l’assassino”

La pm ha parlato poi degli elementi che pongono Cecere sul luogo del delitto, dal bottone sulla scena del crimine “identico” secondo la pm a quelli trovati a casa di Cecere ai testimoni che videro qualcuno uscire dal portone e salire in moto e altri che videro Cecere in via Marsala la mattina dell’omicidio. Tanti indizi ma anche testimonianza parzialmente andate perse visto che molti dei testimoni oculari sono nel frattempo deceduti.

Ma la pm arriva a una prima conclusione: in quello studio a quell’ora, circa le 8.45 di lunedì 6 maggio 1996, solo due persone potevano essere entrate nello studio: Marco Soracco, all’epoca a lungo indagato per omicidio e oggi imputato di favoreggiamento, e Annalucia Cecere perché “tutte le altre innumerevoli piste investigative percorse non hanno portato assolutamente a nulla”.

Se solo Soracco e Cecere potevano, nella lettura accusatoria, essere stati sul luogo del crimine, la pm si è sentita in dovere di sgomberare il campo (anche dopo i sospetti sollevati dal gip Nutini in udienza preliminare) dal dubbio che l’assassino possa essere Soracco. “Quello di Nada Cella è stato per modalità e circostanza un delitto d’impeto – ha detto la pm – un tipo di delitto in contrasto con l’indole di Soracco emersa da tanti anni di indagine. Soracco è persona, pacata e mite e la reazione massima che ha avuto è stato piangere o balbettare. E poi  se avesse colpito lui Nada non avrebbe mica chiamato i soccorsi, visto che Nada era viva e nessuno poteva dire che non si sarebbe risvegliata. E poi Soracco era puliti, i poliziotti sono saliti a casa sua, non c’erano tracce e nemmeno sulle scale”.

“Soracco ha visto l’assassina, è arrivato in studio prima delle 9”

Ma Soracco è sceso “prima dell’ora che ci ha indicato” ha ricordato Dotto rimettendo in fila gli elementi a supporto. E la pm ha ricordato un’intercettazione tra il commercialista e la criminologa Antonella Delfino Pesce che, gli aveva chiesto come avesse fatto a pensare a un malore della segretaria dopo aver visto l’enorme pozza di sangue in cui versava Nada. E lui aveva risposto: “Ah ma la macchia di sangue non c’era quando l’ho vista”. Anche questo elemento – secondo l’accusa – è indicativo del fatto che Soracco era sceso in studio non alle 9-10-15 ma bene prima, subito dopo il detto visto che “i consulenti ci hanno spiegato che quel sangue ci ha messo 3-5 minuti a formare la pozza”.

Per l’accusa tra Cecere e Soracco si era messa in mezzo la madre di lui, Marisa Bacchioni, che voleva ostacolare quel rapporto con una ragazza madre che proprio non le piaceva, come è emerso pur tra mille reticenze, dalla testimonianza di padre Lorenzo Zamperin.

E così  Cecere, che non riusciva più a parlare nemmeno al telefono con Soracco, quella mattina si era presentata in studio. Pensava di trovare Soracco e di affrontarlo, invece ha trovato Nada che ha provato a mandarla via. Per questo l’ha aggredita con estrema violenza. “Cecere ha sfogato su di lei tutta la rabbia e la frustrazione di una vita“.




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