Piemonte

Museo di Genova, un sogno nato nelle foreste del Borneo


La storia del Museo di Storia Naturale di Genova inizia da lontano sia nel tempo che nello spazio: nel 1865 due giovani naturalisti, Giacomo Doria e Odoardo Beccari, mossi da una grande passione per le scienze e le esplorazioni, si trovavano a Sarawak nell’isola del Borneo per raccogliere piante e animali. Durante i periodi di riposo dalle raccolte e dalle preparazioni dei materiali, Doria illustrava a Beccari il sogno di realizzare un museo di storia naturale a Genova, la sua città distante più di 20.000 chilometri.

Tornato in Italia, Doria si attivò per realizzare il progetto che prese forma grazie al suo mecenatismo e a una pubblica amministrazione illuminata e consapevole dell’importanza e del prestigio che un museo avrebbe dato alla città di Genova: il Comune di Genova infatti aveva ricevuto in eredità due collezioni naturalistiche (quella di rocce, minerali e fossili di Lorenzo Pareto e quella di conchiglie di Odone di Savoia); Doria propose di donare al Comune anche i propri materiali zoologici purché venisse istituito un Museo Civico di Storia Naturale.

Il nuovo Museo vide dunque la luce e trovò sede nella Villetta Di Negro che, anch’essa, era da poco entrata nelle proprietà comunali.

Il Museo divenne ben presto il centro motore di numerose esplorazioni, grazie anche al fatto che Doria fu per parecchi anni Presidente della Società Geografica Italiana e in tale veste promosse viaggi di ricerca nelle regioni extraeuropee.

Le esplorazioni fecero affluire al Museo ingenti serie di reperti, soprattutto zoologici, grazie a viaggi in Africa, in Asia sudorientale e in Nuova Guinea; alla fine dell’Ottocento Villetta Di Negro non era quindi più in grado di accogliere nuovi materiali, per cui il Comune decise di costruire un nuovo edificio dedicato esclusivamente al Museo. Il palazzo fu inaugurato nel 1912 ma Doria non poté purtroppo presenziare alla cerimonia per gravi problemi di salute, tanto che morì l’anno successivo; per il grande impegno profuso nella sua nascita e nel suo sviluppo, il Museo venne intitolato a Giacomo Doria.

Nei più di 100 anni successivi, nonostante i danni subìti dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e da tre eventi alluvionali, il Museo ha visto il succedersi di generazioni di conservatori che hanno proseguito il lavoro di conservazione, incremento e studio delle collezioni, di riallestimento del settore espositivo e di diffusione della cultura naturalistica.

Il percorso di visita

Il settore espositivo si articola su due piani per una superficie di circa 5.000 metri quadrati; lo spazio è occupato da grandi vetrine con numerosi esemplari per consentire al visitatore di osservare da vicino veri reperti e cogliere così le caratteristiche delle specie e le reali dimensioni. I 6.000 esemplari sono presentati in ordine sistematico con i Mammiferi al piano terra, mentre il primo piano è dedicato agli altri Vertebrati (Uccelli, Rettili, Anfibi e Pesci) e agli Invertebrati; la visita si conclude con la Sala dei Minerali. Uno dei due ampi saloni a piano terra è destinato alla Paleontologia mentre l’altro all’allestimento delle mostre temporanee. Durante la visita si compie una passeggiata nella diversità del pianeta con affascinanti e coinvolgenti incontri ravvicinati: il grande scheletro di Elefante antico italico che visse nella nostra penisola 400.000 anni fa; la giovane femmina di Orango che visse a Genova nella casa di Giacomo Doria; lo scheletro di Balenottera comune nella Sala dei Cetacei; i predatori e gli erbivori della savana africana in un’ambientazione in cui immergersi a 360 gradi; il Tilacino, o Lupo della Tasmania, straordinario marsupiale purtroppo estinto; lo Squalo bianco pescato nel Mar Ligure; l’estinto Fregilupo, o Storno di Réunion, di cui esistono solo 23 esemplari nei musei di tutto il mondo; il gruppo dei Casuari, uccelli non volatori della Nuova Guinea; la grande Tartaruga liuto, il rettile a più ampia distribuzione geografica potendosi trovare in tutte le acque calde e temperate del mondo; e poi Anfibi, Pesci, Insetti e altri Invertebrati.

Dietro le quinte: il cuore del museo

L’importanza del Museo di Genova è legata soprattutto alle sue raccolte zoologiche, non soltanto di provenienza italiana ed europea, ma anche esotiche. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento il grande afflusso di materiali derivava principalmente da spedizioni in terre quasi sconosciute; parte del materiale veniva già preparato sul posto mentre la restante parte quando arrivava in Museo; successivamente gli esemplari venivano studiati oppure inviati in studio ai migliori specialisti dell’epoca, permettendo spesso la descrizione di specie nuove per la scienza, fatto che avviene ancora oggi magari con lo studio di reperti raccolti nell’Ottocento e opportunamente conservati. Oggi le collezioni del Museo si incrementano con l’attività di raccolta del personale e dei collaboratori, l’acquisizione di collezioni allestite da appassionati e il deposito sia da parte di privati che da organi ufficiali e associazioni ambientaliste.

Lo straordinario valore delle collezioni del Museo di Genova è racchiuso nei suoi 5 milioni di esemplari, ma il Museo è famoso in tutto il mondo anche per il grande numero di “tipi“, esemplari utilizzati dagli studiosi per descrivere una nuova specie, che ammontano a circa 18.000.

Le collezioni vengono studiate dai conservatori del Museo e da ricercatori esterni per studi di sistematica e tassonomia e ogni anno sono decine gli studiosi italiani e stranieri che soggiornano nei laboratori del Museo per periodi di tempo più o meno lunghi, talora anche per settimane, allo scopo di confrontare le raccolte “storiche” con i loro reperti più recenti, di identificare materiale indeterminato e di migliorare le conoscenze sui caratteri morfologici grazie ai campioni che possono essere messi a loro disposizione.

I risultati delle ricerche vengono pubblicati sugli “Annali“, la rivista scientifica del Museo; nacquero nel 1870 con lo scopo di illustrare le collezioni del Museo e divulgare i risultati degli studi compiuti dai vari specialisti. Pubblicati ogni anno, vengono distribuiti a circa 450 istituti scientifici nel mondo, in cambio delle loro pubblicazioni; anche in questo modo si incrementa il patrimonio della Biblioteca, nata insieme al Museo grazie alla donazione dei libri personali di Giacomo Doria, che è costituito da più di 17.000 monografie, quasi 77.000 miscellanee e 1.200 testate di periodici, 700 dei quali in corso.

Il Comune di Genova, grazie al finanziamento della Fondazione Compagnia di San Paolo, si è dotato di un portale online dove sono consultabili i dati catalografici delle opere che afferiscono al ricco, vario e ingente patrimonio dei beni culturali conservato nei musei civici; nell’ambito di questo progetto il Museo di Storia Naturale ha avviato una campagna di digitalizzazione dei 760 “tipi” della raccolta ornitologica affiancando, alle informazioni su ciascun esemplare, l’immagine ad alta definizione; il progetto si è allargato anche ad alcune collezioni lepidotterologiche.

Un fiore all’occhiello: la collezione entomologica 

La collezione degli Insetti è la più ricca tra tutte quelle conservate in Museo, ammontando a circa 3.500.000 esemplari, contenuti in 25.000 scatole.

I Coleotteri rappresentano il gruppo zoologico più numeroso a livello mondiale, corrispondendo a un quarto di tutte le specie animali finora descritte. Questa ricchezza, unita alle relativamente facili modalità di raccolta, ha stimolato al loro studio molti appassionati anche non professionisti, il che ha portato alla formazione di molte collezioni private che, prima o poi, sono confluite nel Museo di Genova dove sono presenti una sezione generale e una serie di collezioni specializzate che, per la loro importanza storica e scientifica, sono state mantenute separate.

La collezione di Imenotteri è di grandissima importanza scientifica per ricchezza di specie e di tipi. Oltre agli esemplari raccolti nel XIX secolo in Italia e all’estero dagli entomologi e dagli esploratori legati al Museo, comprende la collezione Carlo Emery, donata nel 1925, che è la più completa raccolta di Formiche mondiali tuttora presente in Italia e che da sola comprende 1.678 tipi di specie e forme nuove e la cui consultazione è tuttora indispensabile per gli studiosi di formiche di tutto il mondo.

Al contrario di altri ordini, la collezione dei Lepidotteri (Farfalle) non ebbe un enorme sviluppo nei primi decenni di vita del Museo, perché gli ambienti piuttosto limitati di Villetta Di Negro mal si adattavano alle necessità di spazio che una grande raccolta di farfalle richiede. Per tale motivo venne conservata solo una collezione rappresentativa di specie italiane diurne e notturne e mantenuta tuttora separata per la sua importanza storica. Col passaggio nella nuova sede si iniziò la preparazione dei numerosi esemplari esotici ancora rimasti nelle bustine, rendendo così studiabile il materiale. In anni recenti la sezione lepidotterologica si è notevolmente incrementata grazie alla donazione, da parte di privati, di ricche e importanti collezioni di farfalle.

 

Tutte le foto di questo articolo sono gentilmente concesse dal Museo di Storia Naturale di Genova.

Gli articoli “I Musei delle Meraviglie” sono curati da Sabrina Lo Brutto, Università degli Studi di Palermo e National Biodiversity Future Center; Vittorio Ferrero, Università degli Studi di Torino; Franco Andreone, Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino.

DIDASCALIE

1. Villetta Di Negro, la prima sede del Museo

2. L’attuale sede inaugurata nel 1912

3. Lo scheletro di elefante antico italico

4. L’orango di Doria

5. Lo squalo bianco

6. Casuario

7. Martin pescatore beccouncinato; esemplare della serie tipica

8. Scatola di zigene

9. Olotipo di coleottero curculionide


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