Umbria

Muore a 17 anni dopo le chemio: indagine complessa, i medici legali del giudice chiedono altro tempo


di Enzo Beretta

I medici incaricati dal giudice Angela Avila di fare luce sulla morte del diciassettenne Alex Mazzoni, deceduto l’11 marzo 2020 all’ospedale di Perugia dopo alcuni cicli di chemioterapia per trattare una leucemia, hanno chiesto due settimane di proroga per rassegnare le loro conclusioni. Considerata la «complessità del caso» il medico legale Beatrice Defraia, l’ematologo Alberto Bosi e il chirurgo Paolo Fabbrucci dovrebbero consegnare la perizia entro la fine del mese di novembre. Defraia, Bosi e Fabbrucci hanno iniziato i loro accertamenti a metà settembre: verranno sentiti in contraddittorio nell’udienza del 18 dicembre.

Otto medici indagati Sono otto i medici indagati dalla Procura di Perugia con l’accusa di omicidio colposo. Sono tutti difesi dagli avvocati Giancarlo Viti e Gianni Zurino, che hanno nominato come propri consulenti di parte l’ematologo Fabrizio Martelli, il chirurgo Annibale Donini e il medico legale Mauro Bacci. I nomi dei professionisti inquisiti sono gli stessi che si potevano leggere nella richiesta di archiviazione datata 31 marzo 2021, prima che la famiglia del giovane – affetto da leucemia – tornasse alla carica attraverso l’avvocato Francesco Paolieri chiedendo la riapertura del caso con una consulenza del medico legale Gualtiero Gualtieri e una relazione firmata dallo specialista in ematologia Nicola Stefano Fracchiolla. 

I MEDICI INDAGATI: NON POTEVAMO FARE DI PIÙ

Il quesito «Previo esame degli atti e della documentazione sanitaria acquisita relativa al ricovero, al trattamento sanitario e al successivo decesso di Alex Mazzoni e di quant’altro contenuto nel fascicolo del pubblico ministero – si legge nel quesito attraverso il quale gli esperti questa mattina hanno ricevuto l’incarico – se il decesso sia in rapporto causale, secondo i criteri medico legali di giudizio, con l’operato dei medici che lo hanno avuto in cura». «In particolare – si legge nell’ordinanza di accoglimento della richiesta di incidente probatorio – stabilire se i predetti medici abbiano agito con imperizia ovvero negligenza nella fase diagnostica e terapeutica e descrivere in caso positivo il tipo di responsabilità dei singoli professionisti e/o dei soggetti coinvolti». Il gip chiede di «accertare, in particolare, se una diversa condotta dei professionisti e/o dei soggetti coinvolti avrebbe, con alto grado di credibilità razionale e probabilità logica, evitato il decesso». 

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