Mostra del Cinema di Venezia 2025: iniziato il “Totoleone”
Mostra del Cinema di Venezia 2025: chi vincerà il Leone d’Oro? Il nostro voto a “House of Dynamite”.
La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si avvicina al gran finale e, come da tradizione, il Lido si trasforma in un’arena di pronostici, indiscrezioni e scommesse. Mancano ancora due giorni alla cerimonia di sabato 6 settembre, ma la sensazione diffusa è che la partita per il Leone d’Oro sia già decisa. A guidare il gioco, quest’anno, non sono soltanto i nomi in concorso ma soprattutto le emozioni suscitate in sala.
Il momento di svolta si è avuto con la proiezione di The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania, accolto da un’ovazione di ben ventidue minuti di applausi in Sala Grande. Un tributo che non è passato inosservato e che, secondo critici e addetti ai lavori, ha ribaltato le gerarchie fino a quel momento. Il film, ispirato a una storia vera ambientata a Gaza e diretto da una regista tunisina, unisce la forza della testimonianza civile a una qualità cinematografica di alto livello. Per molti, si tratta del titolo “necessario” di questa edizione, e non sorprende che sia ormai considerato il principale favorito per la vittoria.
La giuria, presieduta dal regista statunitense Alexander Payne, avrà il compito di confermare o smentire questa sensazione. Ma sul Lido la vox populi è pressoché unanime: sarà The Voice of Hind Rajab a scrivere il proprio nome nell’albo d’oro del festival.
Dietro al film di Ben Hania, però, la competizione per gli altri premi resta aperta. In corsa per il Gran Premio della Giuria o per il Leone d’Argento ci sono titoli di grande richiamo come il coreano No Other Choice, lo spasmodico A House of Dynamite di Kathryn Bigelow e il visionario Frankenstein di Guillermo Del Toro. Grande curiosità anche per la produzione cinese The Sun Rises on Us All, che ha diviso la critica ma ha lasciato un segno.
L’Italia non resta a guardare. Paolo Sorrentino con La Grazia potrebbe ottenere “solo” un riconoscimento per la sceneggiatura o per la regia, per non agevolare voci di campanilismo, mentre Gianfranco Rosi ha conquistato pubblico e stampa con il suo documentario in bianco e nero Sotto le nuvole, che fino all’arrivo del film di Ben Hania era considerato serio candidato al Leone.
Il nostro voto? E’ andato a A House of Dynamite, non tanto perché siamo cinefili abituati a masticare solo blockbuster, bensì perché il lavoro di Kathryn Bigelow, con Idris Elba, fa accendere improvvisamente una lampadina negli spettatori evocando l’olocausto nucleare – per molti mai così vicino come oggi – come già aveva fatto all’epoca “The Day After”.
Cosa succederebbe (che ne sarebbe di tutte le nostre certezze) se improvvisamente un solo singolo missile venisse lanciato contro gli Stati Uniti senza capire chi lo ha lanciato? Vedere come sarebbero le reazioni di tutti gli apparati militari e delle scale gerarchiche lascia la sensazione di un pugno sullo stomaco quando si riaccendono le luci in sala.
Sul fronte delle interpretazioni, la Coppa Volpi femminile vede in lizza due nomi di peso: Valeria Bruni Tedeschi, applauditissima per la sua intensa prova in Duse, e Amanda Seyfried, protagonista di The Testament of Anne Lee. Tra gli uomini, invece, il duello sembra restringersi al francese Bastien Bouillon (À pied d’œuvre) e a Paul Dano, convincente nei panni de Il mago del Cremlino.
A Venezia il toto-Leone è una tradizione tanto radicata quanto incerta. Ma quest’anno, a due giorni dal verdetto, sembra esserci meno suspense del solito. E se la giuria non deciderà di sorprendere tutti, il Leone d’Oro della 82ª edizione sarà un ruggito che arriva da Gaza.
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