Salute

Mose, esplodono i costi di manutenzione. Salvini: “Troveremo qualsiasi cifra”. E Brugnaro chiede 150 milioni l’anno per Venezia


Il momento è a suo modo importante. Perché a cinque anni dall’istituzione dell’Autorità per la Laguna di Venezia, voluta dall’allora premier Giuseppe Conte, il nuovo presidente Roberto Rossetto si presenta alla stampa. Insediatosi lo scorso luglio, finora si è dedicato ai preliminari di un lavoro difficile: riempire quella che è rimasta a lungo una scatola vuota, mentre i problemi della città sono aumentati anziché diminuire. La conferenza stampa è stata convocata a Palazzo Dieci Savi, accanto al Ponte di Rialto, dove aveva sede quello che fu il Magistrato alle Acque di Venezia, spazzato via dallo scandalo tangenti del 2014. È presente il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che dovrebbe rassicurare sul fatto che la struttura, pronta a subentrare a pieno titolo al Consorzio Venezia Nuova, avrà le risorse finanziarie necessarie. Queste risorse servono soprattutto a due scopi: il rifinanziamento della Legge speciale per Venezia del 1973 e la manutenzione del Mose, il sistema di dighe mobili che dal 2020 sta dimostrando di riuscire ad arginare le acque alte oltre il livello di 110-120 centimetri sul medio mare (mercoledì è stato alzato per la centesima volta).

In realtà a provocare Salvini è il sindaco Luigi Brugnaro, che a domanda de ilfattoquotidiano.it risponde: “Noi chiediamo 150 milioni di euro all’anno per dieci anni per poter fare le opere di cui Venezia ha bisogno. Abbiamo un progetto di rifacimento delle fogne da 500 milioni di euro. Non chiediamo soldi in contanti, ma finanziamenti finalizzati a interventi concreti. Ad esempio, ristrutturare le proprietà comunali e le case Ater, aiutare i privati per la differenza di costi rispetto a qualsiasi altra città. Quello che chiediamo è in linea con il programma di un governo di centrodestra”. La richiesta ingentissima non è nuova, visto che fu approvata dal Consiglio comunale, ma finora è rimasta lettera morta. “Ne ho parlato anche con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni di recente”, aggiunge Brugnaro. La risposta di Salvini: “La legge speciale per Venezia non rimarrà sulla carta. Per Venezia troveremo i soldi, perché è un unicum, è la città più importante che abbiamo in Italia. Ma non fatemi parlare di cifre”. Il ministro è evasivo anche quando gli viene quanto costerà il Mose e se i soldi per le manutenzioni ci sono: “Qualsiasi sia la cifra, sessanta, settanta, ottanta, novanta milioni, qualsiasi cifra verrà stimata e verrà trovata, perché ogni alzata è ossigeno. Non faremo questioni di soldi: il Mose vale la pena”.

In realtà il problema è molto attuale, perché la spesa è esplosa. Basti pensare che per portare all’asciutto 21 paratoie della bocca di porto di Treporti (in totale sono 78 fino a Chioggia) Fincantieri aveva ottenuto nel 2023 un appalto da 19 milioni di euro. È intervenuta ripulendone solo sei e ha ottenuto 17 milioni di euro, sostenendo che per completare il lavoro ne servono almeno cinquanta. In questo modo il costo per ciascuna paratoia è passato da 850 mila euro a 2,8 milioni, il che porterebbe a oltre 150 milioni di euro il solo intervento (a rotazione) di estrazione di due paratoie e di sostituzione con quelle di riserve, per ripulirle, ritinteggiarle e trattarle così da evitare i danni della permanenza in acqua. Adesso gli appalti sono bloccati, ma l’Autorità ha trovato una specie di uovo di Colombo: se non ci sono soldi, basta portare da cinque a dieci anni il tempo previsto per sottoporre a manutenzione le paratoie. In questo modo il costo annuale si dimezza. Da progetto una paratoia dovrebbe subire un intervento ordinario ogni cinque anni e uno straordinario ogni dieci anni. “Adesso i tecnici hanno verificato che si può fare una manutenzione ogni dieci anni per tutte le paratoie, così il costo per ogni elemento sarà di un milione di euro”, ha detto Rossetto.

Il presidente ha poi spiegato che l’Autorità si occuperà della Laguna in due modi. Innanzitutto attraverso l’ex Magistrato alle Acque, che ha disponibili otto milioni di euro l’anno per un centinaio di dipendenti. Per il Mose esiste un sistema misto, in attesa della creazione di una società in house (con unico titolare l’Autorità) che subentrerà al Consorzio Venezia Nuova in liquidazione. Per completare quest’ultima procedura serve che il Mose sia collaudato e consegnato: si prevede che lo sarà entro un anno e mezzo. Al momento, il finanziamento dello Stato (fino al 2034) è di 62 milioni all’anno, 23 per la gestione e altri 39 milioni per la manutenzione del sistema. Per gli amanti delle cronache giudiziarie va ricordato che la manutenzione del Mose era un pallino dell’allora presidente del Consorzio, l’ingegnere Giovanni Mazzacurati, arrestato e finito sotto inchiesta per tangenti. Esistono intercettazioni in cui egli prefigurava un impegno continuo delle società che avevano dato vita al Consorzio e avevano agito a suon di bustarelle. Una volta che il Mose fosse stato finito, l’attività del sodalizio sarebbe continuata. A farli risvegliare dal sogno ha contribuito l’intervento della magistratura.

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