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Morto Sergio Campana a 91 anni: fondatore Assocalciatori e rivoluzionario del calcio

È stato l’altro avvocato del calcio italiano, lui con la minuscola, e “l’altro” con la maiuscola, ma ora che è scomparso all’età di quasi 91 anni nella sua Bassano del Grappa, Sergio Campana va celebrato come uno dei personaggi che ha scritto la storia del nostro sport più popolare. Ex attaccante di buone qualità (340 presenze e 64 gol con le maglie di Vicenza e Bologna tra 1953 e 1967), Campana è stato l’ispiratore del sindacato dei giocatori, fondato il 3 luglio 1968. Un anno simbolo, nel quale anche il calcio riuscì a far sentire la sua voce. Era l’epoca dei vincoli, del “padronato” dei presidenti, proprietari dei cartellini e dotati di potere assoluto. Il mercato era una fiera, si scambiavano giocatori come fossero cavalli ed era praticamente impossibile rifiutare un trasferimento. Solo un personaggio come Riva riuscì a imporre le sue posizioni, ma parliamo di Gigi, un gigante non solo sul campo. Nel 1971, Campana si trovò a gestire il caso Tumburus, umiliato da un’assurda storia di mercato. Il suo cartellino fu deciso alle buste: il Vicenza offrì 175 lire, il Rovereto 25 (all’epoca in Italia un litro di benzina costava circa 160 lire). Tumburus, un tuttofare dalla difesa a centrocampo, aveva giocato 4 gare in Nazionale ed era stato campione d’Italia con il Bologna nel 1964. La vicenda mise fine alla sua carriera professionistica, con una coda nei dilettanti.

Questo era il contesto nel quale Campana, laureato in giurisprudenza, diede vita al sindacato. L’idea di fare qualcosa per la categoria maturò negli ultimi mesi al Vicenza: sondò gli umori, incontrò i capitani delle squadre più rappresentative e i risconti furono positivi. Campana riuscì a coinvolgere nell’atto costitutivo i grandi dell’epoca. Una foto di quei giorni è illuminante: Gianni Rivera, Sandro Mazzola, Giacomo Bulgarelli, Giancarlo De Sisti, Giacomo Losi, Ernesto Castano, Gianni Corelli, Giorgio Sereni e Carlo Mupo, che sarà il primo segretario. Il meglio dell’intellighenzia del calcio italiano di allora, con l’eccezione di Riva che non fece però mai mancare il suo sostegno.

I commenti di una certa stampa furono ironici: “Ecco il sindacato dei milionari”. Ma non era così, anche perché non circolavano le cifre di oggi e ogni estate i calciatori dovevano ridiscutere lo stipendio – il famoso “ingaggio” – con i presidenti. “Il nostro è il sindacato di tutti, non solo dei campioni”, replicò Campana che mostrò subito, dietro i modi eleganti e la cordialità, un carattere combattivo e determinato nelle trattative.

Inizialmente composto da calciatori di Serie A e B, ma poi allargato a quelli di C (1971) e D (1973) – all’epoca lo status del giocatore di C era di “semiprof” -, il sindacato fece conquiste importanti che stravolsero i rapporti tra giocatori e società di calcio. La prima, datata 10 maggio 1969, fu l’abrogazione della norma che consentiva alle società di ridurre del 40% gli emolumenti ai calciatori che non avessero raggiunto un numero minimo di presenze in gare di campionato (20 per la A e 24 per la B). Nel 1973, con l’emanazione della legge n.366, si estese ai calciatori di A, B e C la previdenza e l’assistenza ENPALS. Per i giocatori di Serie D sprovvisti di assistenza per legge, l’assistenza fu a carico della società. Il fermento di quegli anni incoraggiò nuove conquiste: in particolare, il riconoscimento del riposo settimanale e l’abolizione della norma che impediva a un calciatore di allontanarsi dalla sua residenza senza il consenso del club.

La spinta del sindacato portò alla ristrutturazione dei campionati negli anni Settanta e alla nascita di C1 e C2. Negli anni Ottanta, in un panorama che stava profondamente cambiando, con l’ascesa dei procuratori, l’Assocalciatori ottenne la rimozione del tetto agli ingaggi (1983). La svolta definitiva maturò nel 1981, con la legge 91, in cui si regolano i rapporti tra società e sportivi professionisti e si riconosce lo status di lavoratore dipendente ai calciatori. L’AIC otterrà poi il riconoscimento del diritto d’immagine, la creazione del fondo di fine carriera, la firma contestuale, l’accordo collettivo, l’indennità di mancata occupazione e il fondo di garanzia. Le nuove sfide arrivarono negli anni Novanta, con la legge-Bosman che sconvolse il calcio mondiale. Lo storico sciopero dei calciatori di serie A e B del 16 e 17 marzo 1996 portò alla nascita del Fondo di Garanzia: era iniziata l’era dei fallimenti e oltre 200 giocatori si erano ritrovati per strada nella stagione 1993-94 dopo l’estromissione di diverse squadre.

Campana passò il testimone nel 2011 a Damiano Tommasi, dopo 43 anni di leadership del sindacato. Se oggi la figura del giocatore in Italia ha maggiori tutele e garanzie, se può contare su una pensione decorosa e avere le migliori tutele sanitarie, buona parte del merito è di questo signore. L’altro avvocato, ma molto più importante.


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