Cultura

Morto Livio Macchia, chitarrista e fondatore dei Camaleonti


È morto Livio Macchia, musicista, fondatore e anima storica dei Camaleonti, tra le band più emblematiche del beat italiano. Aveva 83 anni e da tempo combatteva con una malattia. Si è spento a Melendugno, nel Salento, dove risiedeva stabilmente da anni, profondamente legato alle sue origini pugliesi: era nato ad Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, il 9 novembre 1941.
Autore sensibile, interprete raffinato e figura appassionata della musica leggera, Macchia ha segnato un’epoca irripetibile insieme ai Camaleonti, firmando successi intramontabili come “L’ora dell’amore”, “Io per lei”, “Applausi” ed “Eternità”. Canzoni che hanno attraversato generazioni, restando nel tempo come patrimonio condiviso, ancora oggi cantate da giovani e meno giovani.

Trasferitosi in Lombardia, nel cuore della Milano degli anni Sessanta, Macchia fonda i Camaleonti nel 1963 insieme a Riki Maiocchi, Paolo De Ceglie e Gerry Manzoli. Il gruppo incarna fin da subito lo spirito eclettico del beat italiano: apertura verso il repertorio internazionale, spirito camaleontico e una forte vocazione per la dimensione live. Il nome stesso della band nasce dalla loro capacità di adattarsi ai contesti musicali più diversi: dalle balere ai night club, passando con disinvoltura da standard americani a polke e twist.
Il primo grande successo arriva nel 1968 con “L’ora dell’amore”, versione italiana di “Homburg” dei Procol Harum: dieci settimane in vetta alle classifiche, oltre un milione e mezzo di copie vendute. Subito dopo, “Applausi”, interpretata da Macchia come voce solista, vende circa 900.000 copie, restando in classifica per tre mesi. Con brani come “Io per lei” ed “Eternità”, i Camaleonti consolidano il loro posto nella storia della canzone italiana.

Nel corso della loro lunga carriera, la band ha venduto complessivamente circa 30 milioni di dischi, collezionato quattro dischi d’oro e si è esibita in tutta Italia e all’estero, rimanendo in attività per oltre sessant’anni. Macchia ha sempre rivendicato con orgoglio la propria identità artistica: rifiutava l’etichetta di “dinosauro”, preferendo definirsi “capostipite” del Beat, sempre in dialogo critico con l’evoluzione della scena musicale contemporanea.
La sua traiettoria attraversa decenni di storia della musica italiana: dai raduni Beat al Cantagiro, dal Festival di Sanremo al Festivalbar, fino ai concerti celebrativi e ai tour internazionali. Anche dopo i grandi successi, non ha mai smesso di scrivere, suonare e raccontare la propria esperienza con una coerenza e una passione rare.
Accanto a lui per lunghi anni, Tonino Cripezzi, scomparso nel 2022: un legame che andava oltre la musica, fatto di amicizia fraterna e di complicità umana. Nonostante l’età e le difficoltà, Macchia ha sempre considerato il palco come il luogo più autentico per fare musica. Negli ultimi anni promuoveva jam session improvvisate sulle terrazze del Salento, coinvolgendo amici, musicisti locali e suo figlio Elio Livio, anche lui musicista.

Il suo legame con la terra d’origine si è fatto più profondo con il tempo, fino al ritorno stabile a Melendugno, nel Salento, dove affondavano le radici paterne. Lo scorso 30 giugno, nonostante la malattia, Macchia ha voluto celebrare i 60 anni dei Camaleonti con un concerto a Roca Nuova, nel comune salentino: una serata semplice ma carica di emozione, al fianco del figlio e di alcuni musicisti locali. Un ultimo gesto d’amore verso il suo pubblico, e forse anche un saluto consapevole.




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