Cultura

Morto Bill Fay, il leggendario cantautore folk tornato dopo anni di oblio e venerato da una generazione indie


È morto all’età di 81 anni il leggendario cantautore folk Bill Fay. A dare l’annuncio della sua scomparsa è stata l’etichetta Dead Oceans, che curava da anni la sua produzione discografica, fin dal suo ritorno sulle scene dopo decenni di silenzio. “Bill era un uomo gentile e un vero signore, saggio oltre i nostri tempi”, si legge nel comunicato. “Era una persona riservata con un cuore immenso, che ha scritto canzoni straordinariamente toccanti e profonde, destinate a trovare nuovi ascoltatori per molti anni a venire”. La causa della morte non è stata rivelata, anche se negli ultimi anni Fay aveva lottato contro il morbo di Parkinson.

Nato a North London nel 1943, Fay frequentò il college in Galles per studiare elettronica, iniziando nel frattempo a scrivere canzoni al pianoforte e all’harmonium. L’ex-batterista di Van Morrison, Terry Noon, si imbatté presto nei suoi demo e lo aiutò a firmare un contratto con la Deram, una sussidiaria della Decca Records, con cui pubblicò due album: “Bill Fay” (1970) e “Time Of The Last Persecution” (1971), un seguito più frammentario ed esperimentale. Le scarse vendite di quest’ultimo portarono alla sua estromissione dall’etichetta. “Non sono stato io a lasciare l’industria musicale—è stata l’industria musicale a lasciare me,” dichiarò in un’intervista al Guardian lo scorso anno.

Fortemente influenzata dalla sua fede cristiana, la musica di Fay si intrecciava con il movimento Jesus Freak diffusosi negli Stati Uniti in quegli anni. “Time Of The Last Persecution”, in particolare, era una risposta diretta ad alcune delle più grandi tragedie del XX secolo, tra cui i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki e la guerra del Vietnam.
Per i successivi quattro decenni, Fay si sposò, mise su famiglia e lavorò in vari settori, facendo anche il giardiniere e il pescivendolo. “Per quanto mi riguardava, ero sparito, cancellato. Nessuno mi ascoltava più,” raccontò a Spin nel 2012.
Tuttavia, dopo una ristampa realizzata da una piccola etichetta britannica nel 1998, il produttore Jim O’Rourke scoprì i suoi primi due album e li fece ascoltare a Jeff Tweedy durante le sessioni di “Yankee Hotel Foxtrot” dei Wilco. Tweedy finì per inserire una cover di “Be Not So Fearful” nei concerti della band, e dopo molte insistenze, Fay si unì a loro per suonarla dal vivo.
Sul finire degli anni 90 venne quindi in qualche modo riscoperto e tornò prima con alcune ristampe e successivamente con nuovi, preziosi lavori, tra cui “Life Is People” (2012), “Who Is The Sender?” (2015) e “Countless Branches” (2020) che ottennero ottimi riscontri di critica, guadagnandosi anche l’ammirazione di artisti come The War on Drugs, A.C. Newman dei The New Pornographers e Stephen Malkmus.

Come riporta il messaggio di addio della Dead Oceans, era in lavorazione un nuovo disco che in qualche modo vedrà la luce malgrado non sia completo.
Nell’intervista a Spin del 2012, Bill, Fay  ricordava avvenne il suo ritorno: “Fino a quando nel 1998 alcune persone hanno ripubblicato i miei album, per quanto mi riguardava, ero sparito, cancellato. Nessuno mi ascoltava. Ma poi ho avuto lo shock che la gente si ricordasse della mia musica. Stavo facendo giardinaggio e ascoltando alcune delle mie canzoni su cassetta, e una parte di me pensava che fossero piuttosto belle. Ho pensato: ‘Forse qualcuno le ascolterà un giorno’. Quella stessa sera, 14 anni fa, ho ricevuto una chiamata da un critico musicale che mi diceva che i miei due album sarebbero stati ripubblicati. Uno shock non può essere più grande di questo, David […] Per me è stato sorprendente. Non sarò mai in grado di credere che sia successo. Ecco come mi sento al riguardo. Avevo accettato il fatto che ero stato cancellato, ma che avevo sempre continuato a scrivere canzoni comunque e questo era abbastanza”.




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