Umbria

Monteluce, va a rilento il progetto Casa di Comunità e del Distretto Sanitario. Il consiglio spinge: “Bisogna intervenire”


La Casa della Comunità di Monteluce e il trasferimento del Distretto sanitario da via XIV Settembre sono di nuovo ferma al palo. A febbraio 2025 sono stati affidati i lavori, iniziati ad aprile, e attualmente fermi alla fase di pre-cantierizzazione, con tanto di solleciti inviati alla ditta appaltatrice e alla Regione e al nuovo fondo che ha salvato il progetto fallito della Grande Monteluce. A settembre la situazione è ancora in fase di evoluzione ed è per questo che il consiglio comunale di Palazzo dei Priori ha cercato con un ordine del giorno di smuovere le acque stagnanti di Monteluce. L’ordine del giorno – firmato dai consiglieri Federico Maria Phellas, Lorenzo Ermenegildi Zurlo (Pd), Riccardo Vescovi (Anima Perugia), Antonio Donato (M5s), Lorenzo Mazzanti (Pensa Perugia), Lucia Maddoli (Orchestra per la Vittoria), Lorenzo Falistocco (Alleanza Verdi e Sinistra) e Fabrizio Ferranti (Perugia per la Sanità Pubblica) – è stato approvato a maggioranza e con il sostegno della minoranza che ha optato per l’astensione, è in pratica un invito a velocizzare le pratiche per passare alla fase operativa.

“Proseguire con continuità l’interlocuzione politica e istituzionale con Regione Umbria, Usl Umbria 1 e i soggetti attuatori, esercitando un ruolo costante di vigilanza per tutelare la progettualità della Casa di Comunità di Monteluce e garantendo il trasferimento del Distretto sanitario di via XIV Settembre e il completamento dell’opera come presidio sanitario e sociale moderno, sicuro e di prossimità per la città”. Il consigliere comunale Phellas ha voluto precisare che l’atto è una sollecitazione a un’amministrazione che già da mesi è attiva affinché la progettualità vada in porto. Ma è necessario dare ora una svolta per evitare altro tempo perso.

Il dibattito

Nilo Arcudi (Perugia civica), una volta aperto il dibattito, pur preannunciando l’astensione del suo gruppo, ha sottolineato l’importanza del tema. Monteluce – ha ricordato – era un quartiere vivo, che ospitava funzioni sanitarie e anche studenti, mentre ora mentre ora ha fortemente bisogno di rilancio. Il consigliere ha segnalato che nell’odg si doveva sottolineare il conferimento di un patrimonio da 50 milioni da parte dell’allora amministrazione regionale e la fallimentare operazione scaturita dalle decisioni dell’epoca.

Leonardo Varasano (Progetto Perugia), ha invitato l’amministrazione a esercitare le sue competenze a garanzia anche del decoro e della pulizia della zona, aspetti molto sentiti dai residenti. Ferranti ha sottolineato che è fondamentale utilizzare le risorse Pnrr.

Secondo Margherita Scoccia, cercando di trovare una soluzione a una situazione che viene da lontano, “la Casa di comunità va vista come il cuore del progetto, anche perché rievoca le vecchie funzioni del quartiere. L’odg, tuttavia, a suo avviso andrebbe riempito di contenuti con riferimento a ciò che ciascun ente può effettivamente fare, come, nel caso del Comune, dotare il quartiere di quei servizi di minima che possono dare un supporto reale alla zona”.
Secondo Antonio Donato (M5s), l’odg risponde all’interesse della cittadinanza: quello di restaurare un presidio che manca da tempo. Visto che l’attuale amministrazione regionale, come quella precedente, è attenta alla questione, per il consigliere ha senso esprimere un indirizzo politico-amministrativo per fare ancora un passo avanti e non sprecare il lavoro fatto in questi anni.

Edoardo Gentili (Forza Italia) ha ricordato di aver chiesto di svolgere in commissione audizioni con Regione e Usl per approfondire la natura degli attuali problemi che impediscono la realizzazione della Casa di comunità. In tal modo, secondo Gentili il Consiglio avrebbe potuto esercitare appieno la sua funzione di indirizzo e controllo e fare un lavoro davvero utile. A suo avviso, l’odg per onestà intellettuale avrebbe dovuto, tra l’altro, riportare che il centrodestra è riuscito a evitare un fallimento completo; invece, l’impostazione dell’atto fa pensare solo a uno spot, più che a un modo per consentire ai consiglieri di esercitare l’azione loro propria.


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