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MONTAGNA: “NEVICA SEMPRE MENO”, IN ABRUZZO DISMESSI 31 IMPIANTI | Notizie di cronaca

L’AQUILA – “Dalle Alpi agli Appennini nevica sempre meno”: il campanello d’allarme arriva dal numero degli impianti dismessi ad alta quota, ma anche dall’aumento dei bacini di innevamento artificiale per “fabbricare” la neve.

Nella Penisola sono 265 le strutture legate agli sci non più funzionanti, un dato raddoppiato rispetto al 2020 quando ne erano stati censiti 132. L’Abruzzo è al terzo posto con le sue 31 strutture dismesse, dietro solo a  Piemonte (76) e Lombardia (33).

A tracciare questo quadro di sintesi, con numeri e dati, è Legambiente con il suo nuovo dossier “Nevediversa 2025 – Una nuova montagna è possibile?”.

Tra gli impianti abruzzesi dismessi viene segnalato come caso simbolo la seggiovia di Palena per Guado di Coccia, per tanti anni al centro anche di polemiche. Ma le citazioni vanno dalla vicina Campo Giove fino a a Campo Nevada e Montecristo all’Aquila, da Marsia all’Alto Sangro tra Roccaraso e Rivisondoli, da Pizzoferrato a Pescocostanzo.

Secondo il report, poi, aumentano anche i bacini di innevamento artificiale: 165 quelli mappati ad oggi in Italia.

E salgono a 218 gli impianti sottoposti, secondo Legambiente, ad “accanimento terapeutico” contro la carenza di neve, distribuiti in 36 comprensori, più che raddoppiati rispetto al 2020 quando ne erano stati censiti 103. Il numero più alto in Lombardia (59), poi l’Abruzzo (47), Emilia-Romagna (34). Qui il caso simbolo citato è Ovindoli e il primo lotto di ampliamento degli impianti sciistici, all’interno del Zona di protezione speciale della Rete Natura 2000, insieme a Campo Felice e l’Alto Sangro.

Ci poi gli impianti che aprono a singhiozzo in base alle precipitazioni nevose – qui il caso simbolo è Pescasseroli, unito a comprensori come Monti Piselli e Passolanciano – e quelli chiusi per mancanza di un gestore: su tutti Monte Rotondo a Scanno. Qui non poteva mancare la citazione delle teramane Prato Selva e Prati di Tivo, proprio in questi giorni di nuovo al centro di nuove tensioni.

Per Legambiente “servono in primis più azioni di mitigazione e adattamento e più finanziamenti per il turismo dolce, accompagnati da una migliore gestione del territorio replicando le buone pratiche”.

“Le previsioni per i prossimi anni indicano inverni significativamente più caldi rispetto a oggi, con un conseguente calo delle nevicate”, continua l’associazione. “I dati della Fondazione Cima illustrano chiaramente il grave deficit nevoso registrato al 13 febbraio 2025 rispetto alle medie storiche. Sulle Alpi nella fascia tra i mille e i 2mila metri, la riduzione dell’innevamento è del 71% e addirittura del 94% sugli Appennini. A quote più elevate, tra i 2mila e i 3mila metri, il deficit si attesta al 43% sulle Alpi e al 78% sugli Appennini, evidenziando una situazione critica soprattutto lungo la dorsale appenninica”.

”Quanto sta accadendo ad alta quota è solo la punta di un iceberg”, commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “La crisi climatica sta avanzando a ritmi preoccupanti, la fusione dei ghiacciai da un lato, la diminuzione delle nevicate, ma anche la chiusura di diversi impianti insieme a quelli che faticano spesso a restare aperti, dall’altro, sono facce della stessa medaglia su cui va aperta una importante riflessione che deve essere accompagnata da interventi concreti. Si continua ad alimentare la pratica dell’innevamento artificiale, che comporta consistenti consumi di acqua e di energia, senza invece mettere in campo una chiara strategia di adattamento e mitigazione alla crisi climatica. È da qui che bisogna partire, se si vuole arrivare ad una migliore gestione del territorio”.

Non solo. “Negli ultimi anni, gli impianti di neve artificiale sono diventati una spesa costante e cruciale per la sopravvivenza dei comprensori e per garantire la settimana bianca. Dall’altro lato salgono in Italia i costi della settimana bianca. Una famiglia di tre persone, stando alle ultime stime, quest’anno spenderà in media 186 euro al giorno solo per accedere agli impianti di risalita e alle piste – spiega Legambiente – In aumento, secondo Federturismo, anche il costo di hotel (+5,1%), delle scuole di sci (+6,9%), i servizi di ristorazione (+8,1%). In sintesi, per una settimana bianca, un adulto spende in media 1.453 euro, mentre un nucleo familiare composto da due genitori e un figlio affronta una spesa di circa 3.720 euro”.

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