Monastero (Jupiter Asset Management): “Maggiori opportunità nell’obbligazionario”
L’andamento al rialzo del rendimento dei Treasury a dieci anni, arrivato in prossimità del 5%, segnala una fiducia sulla crescita economica degli Stati Uniti e anche timori inflazionistici. Si tratta di un livello molto attrattivo per gli investitori, che potrebbe spingerli a riallocare una parte dei fondi dalle azioni alle obbligazioni, ribilanciando i portafogli di investimento. “Un movimento da equity a Treasury è plausibile, bisogna però capire da quale tipo di azioni, visto che questa dinamica potrebbe riguardare una parte specifica del mercato azionario”, ci dice Marco Monastero, Head of Advisory Business di Jupiter Asset Management, che fa notare anche l’importanza di strategie decorrelanti in un periodo caratterizzato da incertezza e volatilità: “In fasi di movimento, legate a situazioni di differenziazione settoriale e geografica sia sul fronte obbligazionario che azionario, soluzioni alternative e asset class diversificanti, come i metalli preziosi, sono benefiche per il portafoglio”.
Crescita e inflazione
Più nel dettaglio, nel commentare la tendenza dei titoli di Stato americani, l’esperto ci spiega che “mentre il rendimento a breve termine è legato agli effetti delle politiche monetarie, il medio e lungo termine rappresenta la forza della crescita economica. Un rendimento prossimo al 5% per il decennale indica una fiducia molto elevata di crescita“. Il valore riflette anche alcune preoccupazioni sull’inflazione: “Questa è stabile, ma il mercato valuta lo scenario di una tendenza al rialzo, anche per alcune politiche prospettate da Trump, come il taglio delle tasse“.
Su questo punto però Monastero sottolinea l’attenzione posta dal presidente degli Usa: “C’è un tema di carattere politico, Trump sa bene perché i democratici hanno perso le elezioni: le persone non riuscivano più a sostenere il costo della vita troppo elevato. L’alta inflazione ha spinto gli indecisi – e gli elettori che in precedenza avevano votato democratico – a puntare sul partito repubblicano. La riduzione della pressione fiscale serve a dare respiro alle famiglie e a favorire i consumi”.
Certo, le misure indicate dall’inquilino della Casa Bianca anche in campagna elettorale, dal taglio delle tasse ai dazi fino al rimpatrio dei migranti, potrebbero avere conseguenze inflattive. Tuttavia, Monastero fa notare che alcune di esse “possono avere un impatto in un senso e nell’altro. Ad esempio, se guardiamo ai migranti che vengono respinti, oltre a rappresentare una forza lavoro che produce, rappresentano anche una forza di consumo che si perde: c’è quindi un effetto compensativo”. Per quanto riguarda i dazi, invece, devono anche essere considerati come uno strumento di negoziazione per intavolare migliori trattative, “per favorire l’export americano – dai motori allo shale gas, fino ai servizi – e bilanciare le importazioni negli Stati Uniti”.
Valutazioni che si inseriscono in un contesto che ha visto Bce e Fed prendere due strade diverse: mentre la prima ha proseguito sul cammino di allentamento della politica monetaria tagliando il costo del denaro a fine gennaio; l’altra ha lasciato i tassi invariati. “Non c’è unanimità di consenso all’interno del Fomc – Federal Open Market Committee – il comitato della Fed che decide per il taglio dei tassi. Ci sono forze che spingono per una tenuta del livello dei tassi, ritenendo che l’inflazione non sia ancora scesa e temendo una sua risalita, anche per via degli annunci in campagna elettorale di Donald Trump sulla questione delle tariffe, che andrebbero ad aumentare il prezzo di beni colpiti dai dazi che si acquistano negli Stati Uniti – ci spiega Monastero – C’è poi il partito favorevole a un taglio dei tassi, perché vede scricchiolare il sistema impiegatizio e ritiene che l’inflazione sia quasi arrivata al target, sottolineando l’effetto di ritardo temporale legato ai dati sulle assicurazioni delle automobili e alle locazioni degli immobili: questi mostrano il loro adeguamento in termini di aggiustamento dei prezzi con un effetto ritardato di sei-nove mesi. E quindi il livello target potrebbe essere implicitamente raggiunto, anche se nominalmente non lo è a causa di queste due componenti importanti di spesa”.
Strategie di investimento
Il rendimento del Treasury è attrattivo, e in un contesto in cui l’inflazione è sotto controllo, comunque non particolarmente elevata, lo si confronta con il dividend yield (rapporto tra il dividendo di un’azione e il suo prezzo di mercato), ci dice Monastero: “Se ho un Treasury che è al 5% e un dividend yield al 3%, lo spostamento da azioni a obbligazioni diventa molto plausibile”. Tuttavia questo movimento potrebbe riguardare solo una parte del mercato azionario: “Sono le Magnifiche Sette – le aziende che hanno un peso di capitalizzazione molto elevato sull’indice – che spiegano principalmente questa depressione in termini di rapporto tra dividendo e prezzo. Invece ci sono aziende a media o piccola capitalizzazione che non hanno quel rapporto, e potrebbero essere verosimilmente meno impattate rispetto alle magnifiche sette, da dove è più probabile una fuoriuscita di capitali”.
In queste fasi di movimento, un indicatore importante è quello relativo alla volatilità: “Quando aumenta, è opportuno puntare anche su soluzioni alternative, quindi strategie absolute return e market neutral, o includere nel portafoglio asset class che sono decorrelanti, come i metalli preziosi. L’oro lo scorso anno ha registrato una grande performance, e sta continuando così anche nel 2025″, aggiunge l’esperto.
In questo contesto, le opportunità di investimento maggiori sono in ambito obbligazionario, ci dice Monastero: “In particolare sui tassi. Ci sono punti di ingresso molto favorevoli: per citare gli Stati Uniti, il rendimento sul decennale. Comprare duration su quelle scadenze è vantaggioso sotto due aspetti: l’investitore ottiene una cedola molto alta da qui a dieci anni, e quando i tassi scenderanno, ottiene un beneficio anche in conto capitale con l’apprezzamento del titolo”. Mentre sul fronte azionario, l’esperto riflette sulle quotazioni e sul trend dell’intelligenza artificiale: “Ci sono situazioni caratterizzate da prezzi molto elevati. In particolare, sull’IA le aspettative sono molto alte, sono andate oltre il livello reale di sviluppo tecnologico: certo è forse azzardato parlare di bolla speculativa, ma bisogna soppesare il rischio di delusione”.
Source link