Milorad Dodik, inseguito da una richiesta d’arresto, rispunta in Russia: “Putin è un leader mondiale e storico”
Le sue tracce si erano perse sabato 29 marzo. Quel giorno Milorad Dodik aveva fatto sapere di essere rientrato in Bosnia-Erzegovina da Israele, senza precisare dove si trovasse. Ieri sera il leader nazionalista serbo-bosniaco a carico del quale il tribunale di Sarajevo ha chiesto all’Interpol un mandato di arresto internazionale per attentato all’ordine costituzionale, è rispuntato in Russia.
“Sono arrivato a Mosca. Inizio ogni soggiorno qui con una visita al monumento al Milite Ignoto per rendere omaggio ai 28 milioni di russi morti durante la seconda guerra mondiale”, ha scritto su X nelle scorse ore, senza tuttavia indicare se ha già incontrato Vladimir Putin o se lo farà nelle prossime ore. Ha aggiunto, però, che sarà in Russia il 9 maggio, su invito del presidente russo, per assistere alle celebrazioni dell’80° anniversario della vittoria sul nazifascismo. “La Russia ha il nostro sostegno – ha scritto, sperticandosi in elogi -. È un Paese che, nelle numerose sfide affrontate nei secoli passati, ha senza dubbio dimostrato di saper difendere la propria indipendenza, e il presidente Putin è un leader mondiale e storico. Ciò che ha fatto lui per far rivivere la Russia, solo pochi lo hanno fatto nella storia”.
Poche ore prima l’agenzia Ansa aveva riferito che Dodik aveva fatto una tappa in Ungheria. I leader serbo-bosniaco mantiene, infatti, stretti rapporti con il premier ungherese Viktor Orban e sarebbe proprietario da alcuni anni di una lussuosa villa a Budapest del valore di diversi milioni di euro.
Sabato era “arrivato” in Bosnia. “Sono arrivato”, si era limitato a scrivere sabato su X. Si sapeva solo che, dopo un soggiorno di tre giorni in Israele dove aveva partecipato a una conferenza sull’antisemitismo, Dodik aveva lasciato il Paese a su un aereo governativo della Republika Srpska (Rs), l’entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina di cui è presidente, dopo che il tribunale di Sarajevo aveva confermato la richiesta di un ordine internazionale di arresto nei suoi confronti. L’aereo, probabilmente nella notte fra giovedì e venerdì, aveva fatto scalo a Belgrado, prima di proseguire per Banja Luka, il capoluogo della Rs, ma nessuna conferma era giunta sulla sua presenza in entrambi gli aeroporti.
Su cosa deve decidere l’Interpol. Interpol intanto non ha ancora comunicato l’accettazione o meno della richiesta di arresto del tribunale, e se tale richiesta è in linea con i criteri previsti. Un articolo dello statuto di Interpol impedisce infatti l’arresto se nella richiesta vi siano connotazioni politiche, religiose o razziali. A fine febbraio Dodik era stato condannato a un anno di reclusione e sei di interdizione dall’attività politica e dalla sua carica di presidente della Rs per disobbedienza alle delibere dell’Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina Christian Schmidt. Per tutta risposta il parlamento locale della Rs aveva adottato un provvedimento che vieta attività e decisioni del tribunale statale bosniaco, della Procura e della polizia centrale bosniaca sul territorio della Rs. Cosa che aveva indotto le autorità di Sarajevo a mettere sott’inchiesta Dodik, unitamente al premier e al capo del parlamento della Rs, con l’accusa di attentato all’ordine costituzionale.
Si teme per le proteste dei serbi. Dopo che i tre non hanno risposto alla convocazione da parte della Procura statale per dar conto di tale accusa, nei loro confronti è stato emesso un ordine di arresto valevole per il territorio della Bosnia-Erzegovina. Ordine che è stato poi esteso a livello internazionale, con richiesta all’Interpol, dopo che Dodik e il capo del parlamento serbo-bosniaco Nenad Stevandic hanno oltrepassato il confine recandosi in Serbia, e Dodik successivamente in Israele. Con il passare delle ore cresce l’attesa per la decisione che prenderà l’Interpol, dal momento che il via libera a un ordine internazionale di arresto potrebbe provocare forti reazioni di protesta della popolazione serba e serbo-bosniaca.
Da tempo Dodik è nel mirino della comunità internazionale per le sue crescenti aspirazioni separatiste. La commissaria Ue all’allargamento Marta Kos, in una intervista all’emittente balcanica N1, definendo la situazione tesa e complicata, aveva puntato il dito contro Dodik affermando che a causa delle sue posizioni non può essere un partner o un interlocutore della Ue nelle discussioni sul cammino europeo della Bosnia-Erzegovina.
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