Militarizzazione città: un’analisi critica attuale
07.09.2025 – 18:03 – Le ultime boutade politiche, che ad ogni piè sospinto fomentano tensioni propedeutiche al consenso elettorale, sono inaccettabili, in quanto restituiscono un quadro che non corrisponde alla realtà fattuale, mascherando invece l’incapacità di affrontare un fenomeno oramai arci-noto. Militarizzare la città è l’ennesima sparata populista che mira a distrarre lo sguardo dalla luna. Le proiezioni di uscita dei pensionati della Polizia di Stato nel 2025, su Trieste, sono nell’ordine di 27 colleghi; la sola Questura di Pordenone ne perderà 12, mentre la provincia di Udine, già in grave sofferenza, andrà sotto di 44 unità. Il mero calcolo algebrico delle nuove assegnazioni/trasferimenti in ingresso soccombe impietosamente rispetto ai trasferimenti in uscita, uniti ai pensionamenti, comportando saldi negativi su tutto il fronte sicurezza del FVG.
Allo stato dell’arte, senza un necessario ed urgente correttivo, la “militarizzanda” Udine va sotto di 30 unità, Trieste di 19, Pordenone di 12, a cui si devono aggiungere le uscite nelle specialità. Un’ecatombe mai vista prima, una Caporetto di capitale umano senza precedenti. Un dato che va a sommarsi alla gravissima perdita di organico denunciata urbi et orbi negli ultimi quindici anni: la sola Questura di Trieste era passata da 559 poliziotti a 427 (-30%); la Questura di Udine da 333 a 251 (-33%) e, ad oggi, con un saldo negativo totale di ulteriori 30 unità in provincia, si attesterebbe sotto la soglia delle 230! La Questura di Pordenone era passata da 173 poliziotti a 157 (-11%) e, con ulteriori 12 unità in meno, scenderebbe a 145. Nel panorama regionale Gorizia ha beneficiato di 19 nuove assegnazioni, ma ha avuto 12 trasferimenti in uscita e sconterà altresì un significativo numero di quiescenze, a tacere d’altro dei carichi di lavoro originati dal CPR e dalla grande vivacità della cantieristica di Monfalcone.
In questo desolante panorama, dove la Polizia di Stato pone quotidianamente in atto provvedimenti precautelari di arresto e fermo, trattenendo legittimamente i delinquenti, le norme non consentono ai giudici di tenere in custodia tali soggetti, rimettendoli in circolo dopo poche ore fino al futuro processo. Il messaggio che passa nel breve periodo è devastante: il Friuli Venezia Giulia (ma il ragionamento si può estendere all’intero Paese) è il bengodi del delinquente! E così Dum Romae consulitur, Foroiulius Venetia Iuliaque expugnantur diviene il ponte che – nella campagna elettorale perenne – apre le porte alle praterie del surreale, delle ronde, delle guardie pretoriane dei sindaci, del far west, fino alla militarizzazione (in parte già in atto da anni) delle città.
Il populismo deve cedere il passo a una politica di vero e reale ripianamento degli organici, a una chiara delimitazione di competenze, a norme che permettano di trattenere in carcere chi non è in grado di rispettare la civile convivenza. Servono norme che restituiscano un reale significato alla funzione generale-preventiva e speciale-preventiva del diritto penale, recuperando anche la dismessa funzione retributiva della pena. Serve un codice di rito più efficace, un numero adeguato di istituti penitenziari e, soprattutto, un ripianamento degli organici della Polizia di Stato, che non può e non deve essere sostituita – secondo il metodo Overton – dai militari. Non siamo un Paese del Terzo Mondo e non dobbiamo diventarlo. Abbiamo bisogno di poliziotti, norme efficaci e istituti di detenzione per chi è duro di comprendonio, non di militari esposti ad ogni angolo delle strade, che non possono certo operare secondo un modello di guerra in casa.
Il Segretario Generale FVG
Fabrizio MANIAGO
Comunicato ricevuto da SIULP – Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia. L’intervento riguarda il tema della militarizzazione delle città e la carenza d’organico.
[c.s.] [f.f.]