Milano porta a Osaka il suo spirito industrioso con i disegni di Leonardo
Non esiste forse un legame più forte, istintivo e giustificato tra la parola «genio» e il nome Leonardo da Vinci. Orgoglio italiano, spirito universale, mente che sorpassa epoche e valica geografie: tutto questo è stato il pensatore e artista (1452-1519) che, con l’insieme della sua opera e alcuni capolavori immortali, ha testimoniato le possibilità intellettuali e artistiche dell’uomo, nella sua meravigliosa complessità, in una gara instancabile con lo studio e la comprensione della natura, dei suoi meccanismi, delle sue proprietà: un vertice della cultura mondiale. Ecco perché ogni volta che il nome di Leonardo ricorre bisogna, almeno, drizzare le antenne. E se a Leonardo aggiungiamo la città di Milano, non possiamo che convergere verso un punto decisivo: il Codice Atlantico.
«Leonardo ha vissuto a Milano per 19 anni, è una città che ha plasmato con i suoi interventi, con i suoi progetti, alcuni realizzati e altri no. Qui compie alcune opere più famose e qui è custodito il Codice Atlantico» esordisce Mons. Alberto Rocca, Direttore della Pinacoteca Ambrosiana, che, nella chiacchierata con Il Sole 24 Ore rivela, in anteprima esclusiva, la forza e le ragioni di un progetto che lega Milano, Leonardo e Osaka, Giappone, teatro del prossimo Expo internazionale, oramai alle porte.
«Il Codice Atlantico è la più vasta raccolta al mondo di disegni e scritti autografi di Leonardo da Vinci ed è conservato sin dal 1637 presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano», spiega Rocca. Composto da 1119 fogli che abbracciano la vita intellettuale di Leonardo per un periodo di oltre quarant’anni – dal 1478 al 1519 – vi si spazia tra i temi più disparati: si va da schizzi e disegni preparatori per opere pittoriche a ricerche di matematica, a favole e ricette gastronomiche fino a curiosi e avveniristici progetti di marchingegni come pompe idrauliche, paracadute e macchine da guerra.
Ecco: per l’Expo 2025 Osaka accoglierà, presso il Padiglione Italia, quattro disegni del Codice Atlantico di Leonardo Da Vinci, che saranno esposti, a rotazione, per tutta la durata della manifestazione. Un’ulteriore straordinaria opportunità per esportare nel mondo le meraviglie e il significato culturale di Leonardo e la sua innegabile italianità. L’esposizione delle preziose pagine del Codice Atlantico è resa possibile grazie alla collaborazione con il Comune di Milano, che ha realizzato il progetto “Milano e Leonardo”. Sarà, e non cela un pizzico di legittimo orgoglio mons. Rocca, «come gettare un ponte concreto tra le culture», e lo può ben dire, visto che lui stesso è un profondo estimatore del Giappone e conosce bene, nei suoi anfratti, le peculiarità culturali del paese del Sol Levante dove ha trascorso lunghi periodi di studio. «I giapponesi accoglieranno con entusiasmo questi fogli» è certo Rocca: lui li accompagnerà personalmente e li “spiegherà” al pubblico dell’Expo con sicuramente una e, probabilmente, due sapienti conferenze. «È un pubblico sanamente curioso, con una grande attenzione alla cultura e molto interesse per l’Italia». La riprova, del resto, c’è già stata. Non è la prima volta che l’Ambrosiana ha fatto volare fino al Giappone i suoi tesori: le precedenti mostre (tra le quali primeggia una del 2013) fecero registrare centinaia di migliaia di visitatori in pochi mesi.
Del resto, ciò che a noi pare “comune” per i giapponesi rappresenta un “unicum” strepitoso.
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