Milano, l’assessore a rischio arresto? Nel 2021 l’Anac avanzò dubbi su conflitti d’interesse ma il Comune “rassicurò”
L’Autorità Anticorruzione si era fatta sentire quando l’architetto Giancarlo Tancredi fu trasferito dalla macchina amministrativa del Comune di Milano alla plancia di comando politico, nella giunta di Palazzo Marino, per decisione del sindaco Beppe Sala. L’Anac aveva avanzato dubbi sul possibile conflitto d’interesse di quello che nel 2021 è diventato assessore alla “Rigenerazione urbana”, l’espressione eufemistica scelta per indicare la delega all’urbanistica nel governo della città. Il Comune, però, da parte sua aveva rassicurato: Tancredi si era messo in aspettativa. Ora, dopo le scosse telluriche dovute all’inchiesta giudiziaria che abbraccia numerosi progetti urbanistici che hanno cambiato il volto al capoluogo lombardo, l’assessore viene dato per dimissionario.
Quattro anni fa l’Anac avviò un’interlocuzione con il Comune di Milano per verificare la posizione di Tancredi in merito ad eventuali conflitti di interesse di quest’ultimo, che ha anche un suo studio privato di architettura. La risposta dell’amministrazione arrivò attraverso il responsabile della Prevenzione della corruzione e trasparenza del Comune di Milano che riportò una documentazione da cui si evinse che, prima dell’assunzione del ruolo politico, Tancredi aveva chiesto e ottenuto il collocamento in aspettativa: un elemento che servì a fugare i sospetti su eventuali profili di inconferibilità e incompatibilità della carica. Per questo motivo la vicenda venne chiusa con una nota al responsabile prevenzione della corruzione del Comune, affinché monitorasse l’eventuale integrazione di fattispecie di incompatibilità. Quella situazione però continuava a non rasserenare tutti e nello stesso anno, alcuni mesi dopo, vi fu un’altra segnalazione dello stesso tipo, che fu archiviata per i motivi già spiegati dal Comune.
Resta ora l’ipotesi della Procura che per Tancredi ha chiesto l’arresto: l’accusa è di avere preso parte “ad un patto corruttivo”, per i pm “remunerato anche attraverso contratti di collaborazione e di partenariato di fatto“. Un patto tra privato e pubblico sfociato in “degenerazioni eversive” per “portare avanti relazioni private con gruppi della finanza immobiliare attivi a Milano e la soddisfazione dei loro interessi”. Secondo i 4 pm che coordinano le indagini le tangenti “mascherate da consulenze” mettono insieme un totale di quasi 4 milioni di euro. Le analisi degli inquirenti ripartiranno dai documenti sequestrati che riguardano altre decine di interventi immobiliari e da cellulari e altri dispositivi. Tra i telefoni acquisiti anche quello di Tancredi: è pronto a rispondere e difendersi il 23 luglio, davanti al gip Mattia Fiorentini, per evitare i domiciliari, ma anche a fare a breve un passo indietro.
Va tra l’altro segnalato che se se l’istruttoria dell’Anac fosse avvenuta adesso e non quattro anni fa, la questione sarebbe stata più semplice visto che nel frattempo le maglie delle leggi si sono allargate in modo sostanziale: nel 2025 il regime di incompatibilità è stato modificato con l’aggiunta di una norma secondo cui l’incompatibilità “non si applica ai dipendenti di ruolo di livello dirigenziale della stessa amministrazione o dello stesso ente pubblico o ente di diritto privato in controllo pubblico che conferisce l’incarico”.
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