migranti unica leva contro lo spopolamento
Il calo demografico italiano colpisce forte anche l’Emilia-Romagna. Ogni anno la forbice tra morti e nuove nascite è sempre più ampia: basti pensare che nella montagna di Piacenza, ad esempio, si registrano solo 11,8 nascite ogni 100 decessi (si sale a 17,7 nella montagna di crinale) oppure in quella intermedia parmense (19,6 su 100). Tra le zone col minor deficit, invece, c’è la collina interna (nelle zone di Modena, Reggio e Bologna, rispettivamente a 60,4, 50 e 45 nascite), con numeri che vanno anche oltre la media regionale.
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Questi sono i dati che emergono da un volume realizzato dagli statistici Gianluigi Bovini e Franco Chiarini, patrocinato dalla Regione e presentato oggi in viale Aldo Moro nell’ambito di un convegno della sigla sindacale Cisl. Il libro, dal titolo ‘Sette montagne, otto colline e una pianura’, raccoglie i dati sull’inverno demografico emiliano-romagnolo, individuando nelle migrazioni l’unica leva davvero efficace. Ogni anno, scrive la Dire, i migranti che arrivano in regione sono sempre di più rispetto a quelli che se ne vanno. Per Chiarini “il movimento migratorio diventa l’unica leva che può agire per cercare di contenere il calo demografico anche in queste aree e riequilibrare la popolazione”.
Lo studio dei due statistici analizza 118 Comuni emiliani e romagnoli collocati nelle zone montane, collinari e di pianura, soprattutto quella orientale ferrarese, più distanti dall’asse centrale. L’obiettivo è rivitalizzare queste zone, che coprono quasi il 44% della superficie della regione e sono vissute da 423.000 persone residenti e molti turisti nei diversi periodi dell’anno.
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