Società

Miele, aumentano gli alveari ma per gli apicoltori ricavi e margini al minimo

L’apicoltura non è un lavoro per “vecchi”: in Italia il 37% di chi alleva api ha meno di 40 anni e quasi il 30% ha una laurea nel cassetto. Ma con quest’attività si fa fatica a ottenere reddito: il margine operativo è sì di 2,9 euro per ogni kg di miele prodotto ma, se si considera il lavoro non retribuito dell’apicoltore e della sua famiglia – valore non sempre semplice da determinare in maniera puntuale – allora il guadagno si riduce drasticamente. A rivelarlo è Honey Cost, l’Indagine sui costi di produzione del miele realizzata dal Centro di Politiche e Bioeconomia del Crea in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Miele.

«Nel 2024 quasi tutti gli indicatori economici sono risultati in calo rispetto all’anno precedente: in particolare, i ricavi delle vendite di miele sono diminuiti del 17%, a causa della riduzione di oltre il 10% delle rese e dei minori prezzi riconosciuti per alcuni tipi di miele – spiega Milena Verrascina, del gruppo di ricerca che ha condotto l’indagine –. Se consideriamo il biennio, poi, a fronte di una produttività ad alveare di circa 180 euro, la redditività non va oltre i 60 euro a causa dei costi operativi che superano i 120 euro ad alveare».
Il sostanzioso aumento della quota di sostegno pubblico (+50% nel 2024) aiuta il settore ma non è riuscito a generare un impatto significativo perché il suo peso sui ricavi aziendali resta comunque marginale (5%),

Sebbene tra 2019 e 2024 il numero di alveari sia aumentato del 24% e la produzione nazionale di miele sia cresciuta del 17% (21.850 tonnellate l’anno scorso), come riporta il report annuale dell’Osservatorio nazionale miele, le aziende apistiche hanno faticato ad ottenere rese produttive sufficienti a coprire gli elevati costi di produzione. A fronte di aumenti a due cifre dei costi variabili e di quelli fissi e considerato il “valore” nominale del lavoro familiare, il Crea calcola che produrre un kg di miele costi a un apicoltore 9,7 euro in media. Spese che non tutti gli apicoltori riescono a coprire.

«Sulla base dei dati raccolti nell’Indagine Honey Cost, la differenza tra costo operativo e prezzo di vendita è del 32% – aggiunge Milena Verrascina – ma, se consideriamo il costo economico, c’è margine solo per le aziende con rese superiori ai 20 kg di miele per alveare. In tutti gli altri casi il prezzo di vendita non copre i costi totali di produzione». Le associazioni degli apicoltori hanno da tempo lanciato il loro grido d’allarme. «Non ci sono più i margini per lavorare», hanno ad esempio affermato i presidenti dei quattro Consorzi apistici delle Marche.

A complicare la situazione c’è un mercato retail poco ricettivo, che sviluppa il 35% delle vendite e deve rispondere a un consumatore particolarmente attento alla convenienza. Sebbene, come rivela un’indagine realizzata da Astraricerche per Unione Italiana Food, nel 2024 il 36,5% degli italiani abbia aumentato il consumo di miele e le quantità comprate nella Gdo siano salite del 3,4%, per un totale di 15.977 tonnellate di miele confezionato venduto, il valore del mercato è rimasto stabile (+0,8%) fermandosi a 169 milioni di euro (fonte Circana).


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