Società

Michael Douglas: «Questo è il periodo più buio che io ricordi, mi vergogno del mio Paese. Spero che la Gen Z ci mandi via tutti. I miei figli mi danno speranza»

«Menzionare la grande T? Preferisco non entrare nel merito. Se penso alla mia vita, sono nato nel 1944, credo che questo sia il periodo peggiore che io ricordi. Non sono nato durante la Seconda guerra mondiale, ma alla fine. Eppure, nella mia vita, questo è senza dubbio il momento più buio. Ci sono troppi conflitti nel mondo». Michael Douglas è al centro del palco, siamo a Taormina e il leggendario attore, due volte premio Oscar, è l’ospite che apre la 71esima edizione del Taormina Film Festival, rilanciato da Tiziana Rocca. L’ultima volta per il divo era stata 21 anni fa.

Come solo i più grandi sanno fare, Douglas non usa mezzi termini: «Questo è un motivo in più per cui dovremmo fare più film, essere creativi. Non mi fa piacere vedere che i budget per la difesa stanno aumentando ovunque. Il mio Paese, in particolare, insiste e chiede agli altri Paesi di aumentare i loro bilanci militari. Faccio fatica a capire perché, con tutta l’intelligenza artificiale e quanto siamo intelligenti come esseri umani, sia possibile trovarci ancora in mezzo a così tante guerre e conflitti. È ridicolo. Mi rendo conto che il mio Paese ha gran parte della responsabilità del caos che esiste nel mondo. Chiedo scusa e mi vergogno davanti ai miei amici, che siano i miei vicini in Canada o in Messico, o tutti i Paesi dell’UE e della NATO. Sono imbarazzato, e mi scuso».

Michael Douglas

Michael Douglas

Daniele Venturelli/Getty Images

Le proteste in California

Tornerà più volte sull’argomento anche dopo, senza mai nominare davvero Donald Trump, durante un incontro ristretto con la stampa italiana. «La mia più grande delusione? Le ultime elezioni negli Stati Uniti», ci racconta, «Ricordo The Streets of San Francisco, era un cult, ma mi chiedo: cosa sta succedendo ora nelle strade di San Francisco? Perché quello che succede in California è qualcosa di molto forte». Il riferimento è alle proteste delle ultime ore a San Francisco, dopo i raid anti-immigrati voluti dal Presidente Trump: «L’immigrazione è un problema in tutti i Paesi. Sicuramente anche in Italia avete i vostri problemi. Ma questo presidente ha creato un tale dramma dicendo che tutti gli immigrati erano assassini e stupratori, e questo ancora prima che fosse eletto. E così, quando è diventato presidente, è riuscito a far uso del “potere esecutivo”, scavalcando il Congresso, prendendo decisioni direttamente. Ha trasformato l’immigrazione nel carburante per il suo motore. Lo Stato della California, che è il quarto più grande PIL al mondo, è uno Stato democratico, quindi per lui ha senso colpire lì». E ancora: «Nel 2030 lo spagnolo sarà la lingua più parlata in California, ma non c’è alcun motivo per cui chiamare la Guardia Nazionale o l’esercito degli Stati Uniti. Andare nei quartieri della classe media, magari di ispanici che hanno tutti un lavoro e nel Paese da 30 anni, è ancora una volta un approccio troppo pesante. Per lui è solo un altro diversivo: “Ora penserete a quello che sta succedendo qui, così non penserete a quello che sta succedendo là”. Il governatore Newsom è probabilmente uno dei principali contendenti per la presidenza democratica nel 2028, si tratta di una mossa politica».

L’istinto

Douglas è poi tornato a parlare di cinema e di istinto: «Probabilmente ho fatto qualche scelta sbagliata, assecondandolo. Oggi probabilmente cambierei alcune cose. Continuo a fidarmi del mio primo istinto, ma ora gli dedico un po’ più di tempo. Lo analizzo. Lo comprendo in modo più strutturato». Rimpianti? «Certo che li ho, ma non posso dire quali. Potrei mettermi nei guai. Non voglio gettare fango, o sale sulla ferita della mia ex moglie».

Gordon Gekko

«Gordon Gekko era il cattivo, ma tutti lo amiamo», ha continuato, soffermandosi su uno dei suoi ruoli più iconici nel film del 1987 Wall Street: «Il fascino del male. Era vestito molto bene. Era potente. Forse simile a molti leader politici che conosciamo. Ma era un cattivo. Era corrotto. E dopo quel film ero sempre stupito dal fatto che tutti, tutti i banchieri, tutti quelli di Wall Street, venissero da me dicendomi: «È lei che mi ha fatto entrare a Wall Street». Un altro suo capolavoro, quest’anno, copie 50 anni. Si tratta di Qualcuno volò sul nido del cuculo: «La cosa che mi stupisce sempre è che per tanto tempo non siamo riusciti a trovare un’attrice che interpretasse l’infermiera Ratched. Tutte rifiutavano la parte. Perché nel 1975 una donna non poteva interpretare una cattiva. Mentre tutti gli uomini volevano fare i ruoli dei cattivi, perché erano sempre i più divertenti. Ho sempre pensato che fosse strano. Ma a me piace interpretare i cattivi. Mi piace interpretare personaggi con cui puoi identificarti e dire: “Beh, ok, capisco”.
Magari non mi piacciono, ma è quel tipo di interesse che ti tiene sulle spine. Iago è più interessante di Otello».

La più grande fortuna

«Aver sposato mia moglie Catherine (Zeta Jones, ndr). Ricordo di aver letto su una rivista che stava girando un film con Sean Connery. L’articolo diceva: “Oh, le piacciono gli uomini più anziani”. E io: “Davvero? Le piacciono gli uomini più anziani? Ok”. Quella è stata una grande fortuna. E poi Qualcuno volò sul nido del cuculo è stata una situazione fortunata. Devo ringraziare mio padre Kirk, non avevo mai pensato di produrre. Quando ho visto che stava vendendo la proprietà perché non riusciva a realizzarlo, ho letto il copione e ho detto: “Proviamo a farlo”. Ha cambiato completamente la mia carriera. Mi ha portato su una strada completamente diversa».

Invecchiare a Hollywood

«Probabilmente per un uomo non è un problema come per una donna. Allo stesso tempo, però, quando guardo i miei figli più piccoli. Mia figlia ha 22 anni e vuole fare l’attrice. Mio figlio ne ha 24 e vuole fare l’attore. Mia figlia al momento riceve più attenzione, quindi le ragazze ricevono attenzione prima dei ragazzi. Ma i ragazzi finiscono per avere successo un po’ più tardi».

Padri famosi

«Cosa mi ha detto mio padre quando ho vinto il mio primo Oscar come attore? Ha detto che se avesse saputo che avrei avuto così tanto successo, sarebbe stato più gentile con me. Era una battuta».

L’AI

«Sono molto pessimista, solo perché ho visto cosa è successo con i social media. E ora ci dicono: “Oh, metteremo delle barriere di sicurezza sull’intelligenza artificiale”. Non credo che lo faranno. È sconcertante. Recentemente ho partecipato a una conferenza con molti esperti di tecnologia, e tutti ci hanno detto che nei prossimi cinque anni – o meno – non riconosceremo più questo pianeta. Il potere dell’intelligenza artificiale e dei robot esploderà. Sarà una vera e propria rivoluzione».


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