Cultura

Micah P. Hinson – The Tomorrow Man

Quante emozioni e quanta bellezza ci ha donato nel corso degli anni Micah P. Hinson, che abbiamo apprezzato più volte anche dal vivo: il musicista nativo di Memphis, cresciuto in Texas, ma di stanza già da qualche tempo qui in Italia, torna con questo suo undicesimo LP, che arriva dopo tre anni dal precedente, “I Lie To You“.

Credit: Lina Sanabria

La sua vita – volenti o nolenti la conosciamo – ed è stata parecchio “avventurosa”, se ci permettete di utilizzare questo termine: il quarantaquattrenne statunitense, come ci racconta la sua biografia, ha avuto un importante infortunio alla schiena, un incidente in auto che gli ha fatto perdere temporaneamente l’uso delle braccia ed è stato perfino in prigione.

Sicuramente si è rifatto attraverso la musica e ora arriva questo suo secondo album per l’italiana Ponderosa Music Records, registrato proprio nel nostro paese, prodotto, come il suo predecessore, da Alessandro “Asso” Stefana dei Guano Padano, già collaboratore anche di Mike Patton e PJ Harvey, e arricchito dalle splendide orchestrazioni dell’Orchestra Filarmonica di Benevento diretta dal maestro Raffaele Tiseo, con il quale aveva lavorato anche su “I Lie To You”.

Il titolo del disco già spiega molto e vuole guardare verso il futuro e non è un caso che Micah cerchi di superare il suo passato, non solo quello della vita, ma anche a livello musicale come dimostrano i già citati arrangiamenti presenti in maniera numerosa in questo nuovo lavoro.

Rimaniamo incantati sin dalle prime note della opening-track “Oh, Sleepyhead”, uno dei singoli che hanno anticipato questa release: sono splendidi archi che aprono la canzone, ma senza appesantirla, anzi aggiungono una certa vivacità e ovviamente tanta qualità. La voce profonda di Micah poi riesce come sempre a regalare emozioni a chi ascolta.

Di una bellezza struggente anche “Think Of Me”: qui il protagonista è il piano, insieme ai sempre eccellenti arrangiamenti di archi e fiati, mentre la passione dei vocals di Micah ci fa commuovere e riempie il cuore, talmente è toccante.

Con “The Last Train To Texas”, una splendida ballata country-folk, Hinson si avvicina ai territori a lui più famigliari, utilizzando un banjo dall’andamento gradevole, ma all’improvviso ecco dei fiati dal sapore latineggiante pronti a sorprenderci.

Davvero intense le percussioni in “Hallow”, dove non mancano anche notevoli schitarrate, mentre la voce di Micah rimane comunque calma; poco dopo ecco “I Thought I Was The One”, altra traccia molto passionale, che ha un non so che di folk irlandese con quel suo piano, a cui vanno ad aggiungersi gli immancabili archi per arricchire ulteriormente la sua ottima melodia.

Che dire? Il menestrello statunitense ha costruito, con gli importanti assist di musicisti italiani, un album davvero notevole, con suoni ricchi ed eleganti: nonostante le tematiche dolorose, Hinson sa andare avanti e regalarci ancora una volta – come dicevamo anche all’inizio di questa recensione – tanta bellezza.


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