“Mia madre disse: ‘Andiamo al Luna Park’, poi mi lasciò in collegio dalle suore. Mi davano un sacco di botte”: la confessione di Teo Mammucari a Domenica In
Un Teo Mammucari inedito, intimo, a tratti commosso, quello che si è raccontato oggi, domenica 4 maggio, nel salotto di “Domenica In”. Lontano dalla sua consueta maschera da showman irriverente, il conduttore e comico ha presentato il suo primo libro, “Dietro ogni profondo respiro”, un volume in cui ha deciso di mettere nero su bianco le “ferite” della sua vita, a partire da un’infanzia difficile trascorsa in collegio.
“Mi hanno sempre chiesto di fare un libro comico, che fa ridere”, ha spiegato Mammucari a Mara Venier, “ma volevo raccontare qualcosa di me, nonostante sia un po’ restio nel raccontare le cose più intime della mia vita“. La decisione di scrivere è nata quasi per caso: “Un giorno ho cominciato a scrivere, la mia vicina di casa è venuta da me e le ho dato da leggere le prime due pagine, ma ha iniziato a piangere. Qualche settimana dopo anche un’altra persona. Io racconto tutte le ferite che ho avuto”. Il titolo stesso, ha rivelato, è un riferimento “a quel respiro che arriva dopo il dolore”, alla “chiave” per andare avanti.
Il racconto si fa subito toccante quando Mammucari rievoca il momento del distacco dalla madre, avvenuto quando aveva solo tre anni e mezzo, con una promessa mai mantenuta: “A tre anni e mezzo mia madre mi ha detto: ‘Andiamo al Luna Park’. Non so se è un abbandono, ma non ci siamo mai andati, perché mi ha portato a un collegio“. Il ricordo di quel momento è ancora vivido: “Le suore mi presero e mi portarono in un tunnel, avevo le caramelle in mano, la mia forza, che dopo mi tolgono per distribuirle agli altri”.
Seguirono anni difficili in istituto, fino agli 11 anni (poi cambiò collegio), segnati dalla solitudine e da episodi di violenza: “Io e mio fratello ci vedevamo poco”, racconta. La madre lo andava a trovare ogni 15 giorni, inventando scuse per le sue assenze: “diceva che era stata in Africa, tutte stupidaggini”. Ma l’aspetto più duro erano le violenze subite dalle suore: “Le suore mi davano un sacco di botte, una mi prendeva per il collo e mi tirava su, un dolore. A mia madre non potevo raccontarglielo, c’era il parlatorio ma le suore ci raccomandavano di non raccontare niente“. Eppure, nonostante il dolore e il trauma, Mammucari mostra una sorprendente capacità di elaborazione, soprattutto nei confronti della figura materna: “Per mia madre non ho mai avuto rancore”, ha sottolineato con forza. Anzi, riesce a vedere in quel passato doloroso un elemento formativo fondamentale per la persona e l’artista che è diventato oggi: “Quel tunnel ha avuto un risvolto pazzesco, perché poi dopo nella mia vita l’ho illuminato”. E conclude con una riflessione potente: “Se io non avessi avuto quel tunnel io non sarei diventato quello che sono”.
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