Marche

«Mia figlia ha capito tutto, e quella videochiamata con la famiglia di Mihajlovic non la dimenticherò mai». La battaglia contro la leucemia


«Papà, ti cadono i capelli… vuol dire che stai male come l’altra volta?». Con questa frase semplice e disarmante, la piccola Vitoria ha messo a nudo una verità che nemmeno i genitori avevano avuto il coraggio di raccontarle. Achille Polonara, 32 anni di Ancona, cestista della Nazionale italiana, sta combattendo una nuova e durissima battaglia: la leucemia mieloide acuta.

Dopo una precedente diagnosi di tumore nel 2023, Polonara si è trovato ancora una volta faccia a faccia con la malattia. E oggi, mentre si cura a Valencia in una casa affittata con la moglie Erika e i due figli piccoli, racconta al Corriere della sera il suo ritorno alla vita quotidiana, dopo settimane di ospedale e cicli di chemioterapia.
«Quando ho visto i miei figli correre ad abbracciarmi, mi si è sciolto il cuore. Non li vedevo da un mese e mezzo. Dormire con loro nel lettone il giorno dopo è stato il regalo più bello», racconta.

La scoperta, la paura, le cure

Tutto è iniziato a Bologna, al Sant’Orsola, con un esame del midollo osseo. La diagnosi ha colpito come un macigno. «Quando senti la parola “leucemia” ti manca il fiato. E quando inizi le cure, capisci davvero quanto sia dura». La sua forma è considerata comune, essendo una recidiva successiva a un trattamento oncologico, ma non meno aggressiva. Per questo ha deciso di affidarsi a un centro specializzato a Valencia, dove ha potuto iniziare subito una terapia innovativa con farmaci mirati, assenti in Italia fino a settembre. Dopo il primo ciclo di chemio, e con le pastiglie che dovrebbero ridurre il rischio di ricadute, il prossimo passo sarà un trapianto di midollo osseo, che affronterà nuovamente a Bologna, tra agosto e settembre.

L’abbraccio di Mihajlovic… e quello di tutti

Nel dolore, però, Achille non si è mai sentito solo. Migliaia i messaggi arrivati da tifosi, amici, colleghi e perfino da chi, quella stessa battaglia, l’ha già affrontata. «Mi ha chiamato Arianna Mihajlovic con i figli. Non ci conoscevamo, ma mi hanno cercato subito. È stata una videochiamata intensa, piena di sensibilità e umanità».
E poi i compagni di squadra, che gli hanno portato la Coppa dello Scudetto in ospedale. Il c.t. Pozzecco che lo chiama ogni giorno. Gli azzurri Spissu e Belinelli che gli sono accanto come fratelli.

Una famiglia come forza

Ma il pilastro resta la moglie Erika. «Abbiamo festeggiato sei anni di matrimonio. Lei è la mia roccia, mi sprona, mi sostiene, mi ama come il primo giorno. Mi fa sentire fortunato, anche adesso». E poi ci sono i figli, piccoli e purissimi, capaci di capire senza che nessuno spieghi. Vitoria ha quattro anni, Achille jr. solo tre. Ma basta poco per accorgersi che qualcosa non va, come quei capelli che cadono troppo in fretta.

La musica, le lacrime e quel mantra che viene da una bambina

«La notte è il momento peggiore. Quando tutto si ferma, arrivano i pensieri. E le lacrime, che cerco di nascondere anche a me stesso. Alcune canzoni mi fanno crollare, come Il mio giorno più bello nel mondo di Francesco Renga. Mi ricorda quanto amo la mia famiglia». Alla fine, tra chemio, cicli di cura e attese, ciò che resta è l’essenziale. E una voce di bambina che risuona nel cuore. «Papà, ti voglio vedere sempre con il sorriso». Achille Polonara ha deciso di farne il suo mantra. Per lei. Per loro. Per sé stesso.




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