Mi viene in mente solo una soluzione: che Hamas liberi subito gli ostaggi!
Attenzione, questa non è una provocazione, forse una sfida, sicuramente un azzardo. Affranto, dal quotidiano stillicidio di morti, che non sembra avere fine e un solo scenario di distruzione e sterminio, tra le poche scelte che Hamas ha di fronte per provare a sbloccare la situazione di Gaza, una mi gira per la mente da tempo: rilasciare unilateralmente tutti gli ostaggi (in vita o defunti) senza contropartite. Gettando la responsabilità di quello che accadrà in futuro nel campo israeliano: adesso tocca a voi.
E’ un gesto che può essere letto anche solo nel segno della disperazione, ma che sarebbe anche una dimostrazione di buonafede nel voler cercare di salvare le vite dei Palestinesi di Gaza, degli ostaggi stessi e nello stesso tempo un andare a “vedere” che cosa Israele è veramente disposta a fare di fronte all’ottenimento di uno degli obiettivi che dichiara dall’inizio delle operazioni di guerra.
Si tratta di un gesto che può essere messo in atto solo da chi detiene gli ostaggi, ammesso che siano ancora vivi e che si sia in grado di liberarli senza esporli a un massacro.
Siamo nel campo delle possibilità, non in quello delle probabilità, che sono bassissime anche solo in via teorica, ma visto lo stallo in cui ci si trova e la sua prevedibile fine con un’ulteriore carneficina della popolazione e la morte di tutti gli ostaggi è forse l’unica che, in una tragica contabilità delle vite, darebbe la speranza di salvarne qualcuna in più.
Può Hamas permettersi un gesto del genere a quasi due anni da quel 7 ottobre?
Come potrebbe reagire il governo israeliano? Che cosa potrebbero mettere in campo le opposizioni in Israele e i governi dell’area, oltre agli Stati Uniti e alla fantasmatica Europa? Solo domande retoriche?
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