merito della ‘normalizzazione’ di Borgonzoni?
Uno strano fenomeno mediologico caratterizza il settore dello spettacolo, in particolare il cinema ed il teatro e la musica: da almeno una settimana, la stampa quotidiana ed i media “mainstream” sembrano aver completamente rimosso le polemiche degli ultimi mesi, dalle diatribe sul “tax credit” cinematografico alla commissione ministeriale che ha modificato l’assetto storico dei contributi pubblici a favore del teatro… Si dirà che si tratta del Generale Agosto… si dirà che anche i protestatari ed i contestatori vanno in vacanza… si dirà che sta finendo per prevalere la rassegnazione sulla rabbia…
Eclatante il caso del cinema: dopo la grancassa del “caso Kaufmann” (il presunto regista e presunto omicida di Villa Pamphilj) e dopo le lenzuolate dei quotidiani di centro-destra (La Verità in primis) sulla “mangiatoia” dei cineasti sinistrorsi, dopo le polemiche sul declassamento del Teatro La Pergola di Firenze… silenzio stampa!
Alcuni sostengono che sia in atto una campagna comunicazionale di “normalizzazione” che vedrebbe nella Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni la regista occulta, anche se non si può più avvalere di quel consulente (Fabio Longo) che contattava i giornalisti “scomodi” proponendo loro mercimoni non proprio eleganti per stimolare benevolenza verso la “onnipotente” (copyright del “dem” Francesco Verducci) senatrice emiliana.
Il fenomeno è strano, veramente curioso. Anche le reazioni all’intervento del ministro Alessandro Giuli martedì 29 luglio, in occasione di una lunga “informativa” in Senato, sono state limitate: effervescenti in Aula, con intervento istrionico di Matteo Renzi ed accuse pesanti da parte di Francesco Verducci e Luca Pirondini per M5s, ma con limitata ricaduta mediatica l’indomani. Verducci ha dichiarato: “Signor ministro, quello che colpisce di questa sua informativa è quanto sia completamente fuori dalla realtà, completamente piatta e burocratica come se il cinema italiano non vivesse la sua crisi più drammatica dal Dopoguerra”. Il senatore “dem” ha chiesto le dimissioni di Borgonzoni, ritenuta co-responsabile anche della (mala) gestione del “tax credit” nel corso degli anni.
L’intervento del ministro meriterebbe un’analisi accurata, ma qui mi limito a segnalare la complessiva sua visione ottimista del settore, con chicche ai limiti del surreale: citando gli incontri avuti con le associazioni del settore il 6 giugno ed il 21 luglio, è arrivato a sostenere “mi interessano precari e maestranze, più che i produttori”. Peccato che, a distanza di poche ore, il più pugnace movimento di lavoratori del settore #Siamoaititolidicoda ha reagito con un comunicato indignato, contestando il “quadro idilliaco di ‘positivi e proficui incontri’ con gli operatori del settore cinematografico e audiovisivo, che contrasta drasticamente con la realtà dei fatti e rappresenta una grave mistificazione della verità”.
E qui si tocca un nodo che abbiamo già segnalato: qual è il vero “stato di salute” del settore cinematografico? Il quesito resta irrisolto anche rispetto allo spettacolo dal vivo. Ha ragione la Sottosegretaria Borgonzoni e il suo collega Gianmarco Mazzi di Fratelli d’Italia? “Va tutto bene”, anzi benissimo, oppure è in atto una crisi profonda ed acuta?! Nessuno dispone di un dataset adeguato per comprendere la vera verità, ma i segnali sono contrastanti.
Altresì dicasi per l’“affaire Cinecittà”: venerdì 25 luglio, l’Assemblea dei Soci ovvero il Ministero della Cultura (che esercita i diritti dell’azionista che è il Ministero dell’Economia e delle Finanze) ha approvato un bilancio per l’esercizio 2024 che denuncia un deficit impressionante, quasi 12 milioni di euro, che l’attuale Amministratrice Delegata Manuela Cacciamani (molto stimata da Arianna Meloni) attribuisce al suo predecessore Nicola Maccanico. Il bilancio mostra anche dati relativi all’anno 2023 piuttosto “rettificati”, ma le specifiche motivazioni di queste correzioni non vengono illustrate, rendendo impossibile comprendere chi abbia ragione e cosa sia realmente accaduto. Molte pagine, poi, per giustificare spese di poche migliaia di euro, e nulla per spiegare a cosa siano serviti esattamente ben 60 milioni di euro (!), nel corso del 2024 (erano 53 milioni nel 2023), per tanti misteriosi “progetti speciali” di cui si conosce soltanto il titolo ed il budget… Trasparenza: zero.
Contestualmente è stato nominato, con oscure dinamiche di cooptazione, un “Carneade” come Presidente degli studios di Via Tuscolana, ovvero l’ex senatore di Forza Italia (attualmente “in quota” Udc/Noi Moderati) Antonio Saccone. Lui stesso, in una candida intervista a la Repubblica, s’è dichiarato sorpreso per l’inattesa nomina. Con buona pace di quella trasparenza e meritocrazia invocate in campagna elettorale dalla Premier Giorgia Meloni.
Il “caso Saccone” non raggiunge certamente i picchi del “caso Tagliaferri”, ovvero del titolare di una concessionaria d’auto di Frosinone, Fabio Tagliaferri, cooptato da Arianna Meloni alla guida di una delle più grosse società “in house” del Ministero, Ales spa (circa 2mila dipendenti, oltre 100 milioni di euro di fatturato). Anche in quel caso, la competenza tecnica e l’esperienza professionali non hanno avuto ruolo alcuno nel processo cooptativo. Trasparenza: zero. Meritocrazia: zero.
Nel mentre, mercoledì 30 sul sito web del Ministero della Cultura è stato pubblicato il cosiddetto “interpello” per il ruolo di Direttore Generale Cinema e Audiovisivo, dopo le dimissioni (“per motivi personali” ha ribadito) dello storico Dg Nicola Borrelli. La finestra temporale per le candidature è assai stretta (scade venerdì 8 agosto) e si ha notizia che vi siano non pochi aspiranti infra-ministeriali, ma anche qualche “outsider”, ovvero candidati esterni alla Pubblica Amministrazione “di particolare e comprovata qualificazione professionale”. Sarà comunque molto difficile sostituire Nicola Borrelli, in una macchina burocratica assai complicata e sottoposta a plurimi stress anche causa della irrisolta riforma controversa del “credito d’imposta”. Molti operatori temono ulteriori ritardi, anzi un perdurante stallo del sistema.
Basti osservare che uno degli ultimi atti firmati dall’ex Dg Borrelli è stato il bando per assegnare 7 milioni di euro (le briciole del banchetto complessivo dei finanziamenti statali al cinema, che è di 700 milioni di euro l’anno) per le iniziative di promozione del cinema e audiovisivo, essenzialmente i festival e le rassegne: il bando è stato pubblicato il 15 luglio (le domande possono essere presentate fino al 27 agosto), ma non si ha nessuna notizia della commissione di selezione delle proposte.
Si ricordi che quasi tutti i membri della Commissione Promozione si sono dimessi mesi fa, ma nessuna notizia della nuova: cosa attende il ministro Alessandro Giuli a nominare la nuova, magari promovendo un avviso per sollecitare le candidature, ed attivare magari un processo selettivo trasparente di comparazione tecnica dei curricula?!
Complessivamente, un agostano preoccupante mix di inerzia e di silenzio. E di rassegnazione?!
Source link