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Meloni e Tajani saltano gridando ‘Chi non salta comunista è’? Un governo di saltimbanchi

Tajani e Meloni che saltano al coro ‘Chi non salta comunista è’? Ma chi salta che governo è? Di saltimbanchi. Abbiano almeno il rispetto del ruolo. Vedere poi Tajani che saltella fa una certa impressione“. È l’affondo di Pier Luigi Bersani sulla scena ‘folkloristica” offerta dalla premier e dal suo vice Antonio Tajani nel giorno di chiusura della campagna elettorale del centrodestra per le regionali in Campania.
Ospite di Dimartedì (La7), l’ex ministro parte dalla manovra economica per tracciare un bilancio di tre anni di esecutivo: “Da questa manovra emerge che il governo Meloni non riconosce i problemi, non li guarda in faccia, li nega, li annega nella propaganda. Tre anni sono lunghi, non si può più dar la colpa a chi c’era prima”.
Il quadro economico, per Bersani, è chiarissimo: “Come crescita, accumulata in questi tre anni, noi siamo al diciottesimo posto e l’anno prossimo saremo all’ultimo di tutta l’Eurozona. Quando arrivarono loro, noi eravamo sopra la media dell’Eurozona nei primi posti”.

Il ragionamento dell’ex leader del Pd prosegue con un riferimento a uno dei cavalli di battaglia comunicativi del governo: “Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale in Campania ha detto che ‘la settimana scorsa il Financial Times titolava l’Europa dovrebbe imparare dall’Italia’. Ma chi è che ha scritto quell’articolo lì del Financial Times? Uno nominato dallo stesso governo Meloni nel comitato di coordinamento del Mef (Stefano Caselli, professore universitario della Bocconi, ndr). Alla fine se la cantano e se la suonano, ma è un problema serio”.

Alla crisi della crescita, Bersani affianca il tema della sanità. “L’Istat, e non Bersani, ci dice che noi abbiamo la bellezza di 5.800 italiani che stanno rinunciando alle cure. Quella percentuale lì due anni fa era il 7%, adesso è diventato il 9,9%.”
Il conduttore Giovanni Floris obietta che queste realtà non sembrano incidere nell’opinione pubblica.
Replica Bersani: “Sono numeri che non vanno sui telegiornali, perché per incidere nel pensiero bisogna che ci sia un’informazione che minimamente si rivolga ai fatti”.

Il discorso si allarga infine alla questione democratica, anche alla luce dello scontro tra Fratelli d’Italia e il Quirinale: “Quello che colpisce è che molta gente in Italia, democratica, fa finta di non accorgersene, cioè fa finta che non sia vero che noi passo dopo passo vediamo mettere in discussione la democrazia liberale. Passo dopo passo, con i dosaggi, col colpetto, una alla volta, tacitando i problemi, facendo propaganda e ideologia, facendo comizi e balletti invece di governare“.


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