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Megayacht, il comandante Zambelli: «Un ospite russo ha affittato una barca di 52 metri per andare a un matrimonio a Marbella, poi è sceso e mai più tornato. Ho vissuto scene tipo Paura e Delirio a Las Vegas»

Questo articolo è pubblicato sul numero 30-31 di Vanity Fair in edicola fino al 29 luglio 2025.

Per il giorno del mio compleanno vorrei una balena ammaestrata, o Mike Tyson a bordo». Sembra una barzelletta, ma è una tra le tante richieste arrivate al comandante di megayacht Alberto Zambelli, 59 anni, nella sua trentennale carriera di navigazione in giro per il mondo. Affascinante, simpatico come nei film, sembra il prototipo di chi fa una gran bella vita, vivendo esperienze uniche e portando per i mari del mondo star e personaggi di spicco, tra champagne, fragole e ostriche. «La realtà è un’altra, perché alle responsabilità, alla gestione di armatori ed equipaggi conditi da capricci e psicosi varie, si sommano richieste assurde, aneddoti e situazioni estreme che in prima battuta fanno sorridere, ma lasciano anche un filo di amarezza. Senza contare la nostalgia di casa e le poche speranze di alimentare relazioni autentiche. A ogni cambio di ospiti, tu resetti, cancelli, non ricordi più nulla, nemmeno gli ospiti a bordo. Riparti il giorno dopo come se nulla fosse».

Immagino lo stress. Scusi la curiosità, com’è finita con la balena ammaestrata?

«Non ricordo più. Però, il comandante ha una regola non scritta: non deve mai dire di no. Vince il “yes but… I have a better idea”. Deve avere sempre la controproposta. L’armatore, o comunque chi affitta, crede di potere ottenere tutto pagando. Bisogna lasciarlo in questa convinzione altrimenti, sentendosi delegittimato, ti rende la vita impossibile, con ripercussioni sull’equilibrio tra ospiti ed equipaggio. L’importante è depistare con soluzioni creative che possano soddisfare e incuriosire».

Il personaggio più curioso con cui ha avuto a che fare?

«Un ospite russo che ha affittato per due persone una barca di 52 metri per andare a un matrimonio a Marbella. Una volta a destinazione, sono scesi e mai più tornati. Ma avevano pagato per tutta la settimana. Siamo stati in standby per tre giorni, poi siamo ripartiti. Ma non è tutto: nelle 24 ore in cui sono stati a bordo, non avendo in cambusa le bottiglie della marca da lui richiesta, se le è fatte portare con un taxi che da Barcellona ci ha raggiunti ad Alicante».

La situazione più surreale?

«Un emiro arabo proprietario di una serie di megayacht, alla cui imbarcazione di 144 metri facevamo da supporto. Innamorato di Hollywood, si era messo in testa di fare un film e aveva persino affittato in esclusiva un cinema a Ibiza. Voleva che Johnny Depp fosse il protagonista del suo progetto: tanto ha fatto, che l’ha portato in barca per tre settimane. Avrebbero dovuto essere cinque giorni, ma poi è arrivato “l’omino con la valigetta diplomatica” e a colpi di 300 mila dollari cash a settimana il tempo si è triplicato. Come se non bastasse, per il suo piacere personale, ogni sera cento limousine Mercedes affittate in Germania si posizionavano sottobordo e sfilavano: arrivavano vuote e ripartivano vuote. L’emiro è stato poi arrestato in Arabia Saudita per faide familiari».

Su Johnny Depp, però, siamo molto curiosi.

«Le posso solo dire che dalla banchina si usciva in barca a mezzanotte e si rientrava all’alba. La notte, a Ibiza devi avere a disposizione chef e  marinai notturni. Non sai mai quello che può succedere».

Un episodio che ha scatenato la sua ilarità?

«Un affittuario che voleva riprodurre la scena del film The Wolf of Wall Street e pretendeva di essere lanciato fuoribordo da poppa da quattro amici ubriachi. Avvertito che la plancetta era lunga solo tre metri, rispose che non sapevo chi fosse e che lavoro facesse. Mai riso così tanto».

Il comandante Alberto Zambelli

Il comandante Alberto Zambelli

Far divertire gli ospiti deve essere una bella fatica.

«Ci vuole fantasia e una dose di senso di onnipotenza. Una volta ho convertito l’eliporto della barca in un mini campo da golf, rivestendolo di erba sintetica e con ecoballs
fatte di gusci di granchio sinterizzati che si dissolvevano in acqua. Un momento divertente si è tramutato in una scampata tragedia: gli ospiti hanno pensato bene di tramutare in un bersaglio da colpire il taxi boat con amici. Risultato: parabrezza rotto e 2 mila euro di danni».

Passiamo alle richieste riguardanti posti e itinerari.

«L’ospite che si sveglia a Ibiza e pretende di essere a Mykonos la sera. Non hanno il senso delle distanze nel Mediterraneo. In Sardegna, un arabo voleva andare a tutti i costi a Capri nonostante il mare forza 9, diceva di vedere l’acqua calma sottocosta. Dopo avere discusso per ore, ha chiamato il broker e l’armatore. Li ho fatti ragionare, abbiamo rimandato di un giorno. Ma a quel punto volevano andare nel Sud della Francia. Nonostante il mare mosso, ma non pericoloso, li ho portati per far capire loro cosa significa. Al mattino erano aggrappati ovunque sul ponte della barca, con addosso i giubbotti di salvataggio».

Sulla bilancia: meglio armatore oppure ospite pagante?

«Chi affitta ha un limitato potere decisionale. Diverso è l’armatore proprietario, che mette il naso ovunque, vuole andare dove c’è l’acqua azzurra anche se è vietato. È più difficile da gestire, perché paga e ti dà lo stipendio, si sente onnipotente. Specie se è italiano. L’inglese o il nordeuropeo hanno più rispetto dei ruoli».


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