Medimex 2025, Rotonda del Lungomare Vittorio Emanuele III, Taranto
Si è conclusa, con oltre 70 appuntamenti di grande successo in cartellone, la quindicesima edizione del Medimex, International Festival & Music Conference promosso da Puglia Culture nell’ambito delle azioni di Puglia Sounds. La città di Taranto, troppo spesso associata esclusivamente alle ben note vicende dell’Ilva (ora ArcelorMittal), è tornata al centro della musica, mostrando il suo volto più bello, forte di una storia di oltre 2.700 anni. Il cuore pulsante del Medimex, oltre alla parte professionale e agli incontri con gli artisti, sono i live, ospitati nella suggestiva cornice della Rotonda del Lungomare Vittorio Emanuele III di Taranto, con il mare alla sinistra del palco.
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C’era un’attesa quasi messianica nel vedere dal vivo, nel cuore della Magna Grecia, un’icona del rock alternativo come St. Vincent, al secolo Annie Clark, vincitrice di 6 Grammy Awards (di cui 3 nel 2025 per il suo ultimo lavoro “All Born Screaming”). Un album, quest’ultimo, completamente autoprodotto, una delle opere più audaci e viscerali della sua ventennale carriera in cui la cantautrice di Tulsa ha trovato un perfetto equilibrio tra spiritualità, potenza sonora e testi introspettivi. Un live potente e visionario, quello di St. Vincent, che ha permesso ai 4.000 spettatori accorsi a Taranto (tra cui diversi stranieri) di apprezzare l’energia e il talento della poliedrica artista statunitense, che nel 2012 si è affermata in tutto il mondo grazie all’album congiunto con David Byrne, il capolavoro art pop “Love This Giant”.
St. Vincent, che dimostra dieci anni in meno dei suoi 42 anni, ha una presenza scenica, una carisma e una sensualità che tengono gli sguardi incollati su di lei, sulle sue espressioni, sui suoi ammiccamenti, sulla sapiente alternanza di grinta e fragilità. La sua fedele chitarra è usata indifferentemente come fioretto o sciabola, anche all’interno dello stesso brano, come nell’irresistibile “Broken Man”, il singolo portante del recente album “All Born Screaming”, che parte come una ballad sognante per trasformarsi via via in un adrenalinico brano noise rock distorto e allucinato, nel quale St.Vincent sembra una Janis Joplin 4.0.
Un altro brano di grande impatto live è “Marrow”, un funk-rock teso e ballabile al tempo stesso, con un giro di basso tipicamente disco, che invita ad allentare i freni inibitori. La cantautrice dell’Oklahoma si diverte a interagire con la sua eccellente band, formata dalla bassista Charlotte Kemp Muhl, dal chitarrista Jason Falkner, dalla tastierista Rachel Eckroth e dallo straordinario batterista Mark Guiliana (scelto da un certo David Bowie per il suo ultimo capolavoro “Blackstar”), che regala un saggio delle sue qualità tecniche nel lungo assolo di “Cheerleader”. Sono molto apprezzate dal pubblico del Medimex anche la malinconica “New York” e l’elettrizzante “Sugarboy”, ripescate entrambe da “Masseduction” del 2017, uno dei suoi dischi più ispirati e personali. “Vent’anni fa ero proprio qui a Taranto a suonare con un gruppo jazz: da un lato vedevo la città, dall’altro il mare. Sono davvero felice di essere di nuovo qui con questa incredibile band, grazie mille per la vostra accoglienza, spero di tornare presto in questa bellissima città”. Il finale è festoso e tutto da ballare con la title track dell’ultimo album “All Born Screaming”, scandita da un riff di chitarra coinvolgente e da una ritmica rock-reggae in stile Police.
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Il tempo di un breve cambio palco ed è la volta degli scozzesi Primal Scream, guidati da oltre quarant’anni dal carismatico frontman Bobby Gillespie, che ha recentemente curato (insieme a Kate Moss) una capsule collection per uno dei brand di fast fashion più importanti al mondo. Guarda caso, lo stesso completo immacolato in stile Tony Manero che Gillespie indossava nella calda serata tarantina è stato disegnato, per la nota marca spagnola, da sua moglie Katy England, una stylist di fama mondiale. Una delle maggiori sfide, per un artista o una band con diversi lustri di carriera alle spalle, è quella di rinnovare il sound delle proprie canzoni senza scontentare troppo i fan della prima ora, conquistati da un determinato stile musicale. Una sfida superata brillantemente dai Primal Scream nei loro ultimo album di inediti “Come Ahead” del 2024, un ritorno in grande stile, dopo otto anni di assenza discografica, di una band che ha segnato profondamente l’inizio degli anni Novanta con un album leggendario come “Screamadelica” (una delle copertina più iconiche di fine Secondo Millennio) che ha unito due mondi apparentemente antitetici come il rock e l’elettronica.
Fin dal brano iniziale “Don’t Fight”, con i suoi cori soul e le chitarre wah wah tipicamente funky, appare evidente che, più che un concerto, lo show dei Primal Scream sarà una festa in musica, in cui le gambe si muovono all’unisono con il cervello, vista la forte connotazione politico-sociale della band scozzese. Emblematico, in questo senso, è il nuovo brano “Love Insurrection”, una canzone con echi disco e fiati scintillanti, tutta da ballare, ma che ha un testo tutt’altro che spensierato e che si conclude con un discorso politico-sociale in italiano (presente anche nell’album “Come Ahead”) dell’artista tarantina Anna Caragnano.
Due altri brani riuscitissimi dell’ultimo disco sono le adrenaliniche “Ready To Go Home” e “Innocent Money”, che fanno ballare e pensare al tempo stesso, con un Gillespie che diverte e si diverte come raramente abbiamo visto. Uno dei momenti più coinvolgenti del concerto è sicuramente “Come Together”, contenuta in “Screamadelica”, il cui chorus “Come together as one” viene ripetuto diverse volte dal pubblico come un mantra di pace e unità, mentre a pochi chilometri da noi, sia in Europa che in Medio Oriente, il mondo brucia. Non a caso Gillespie, dopo il brano, ha lanciato un messaggio di incoraggiamento per Gaza con un “Viva Palestina!”, ripetuto più volte nell’entusiasmo della piazza.
Gran finale con i brani più conosciuti e amati della band scozzese, che ha servito un poker da maestro con “Loaded”, “Movin On Up”, “Country Girl” e il bis di “Rocks”, trasformando la Rotonda di Taranto in una grande discoteca all’aperto.
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Anche se Primal Scream e Massive Attack condividono i medesimi valori, i loro concerti sono quanto di più antitetico possiate immaginare: tanto è stato gioioso e coinvolgente il primo, tanto è stato cupo e solenne il secondo, una sorta di requiem per la società turbocapitalista, violenta, iperconnessa, ammalata di infodemia e di indifferenza. Raramente ci è capitato di assistere a un concerto in cui regna una coerenza assoluta tra visual e canzoni, sebbene l’ultimo album in studio della band inglese, capitanata da Robert Del Naja e Daddy G, risale al lontano 2010 (“Heligoland”): un’era geologica, considerando che cosa è successo nel mondo negli ultimi cinque anni.
La grande musica non invecchia, ma acquista nel tempo ancora più valore e significato, com’è accaduto alle canzoni dei Massive Attack, gli indiscussi alfieri del trip-hop. Atmosfere sospese e inquietanti, voci cavernose o angeliche (come quella, ancora splendida, di Elizabeth Fraser), improvvise aperture melodiche, basi hip-hop sapientemente rallentate, echi di jazz, dub e colonne sonore di B-movie degli anni Sessanta sono gli ingredienti sonori che hanno incantato per un’ora e mezzo, in un mix tra incubo e sogno, gli 8.000 spettatori che hanno gremito la Rotonda di Taranto. Grande protagonista della scaletta, e non potrebbe essere altrimenti, è il capolavoro “Mezzanine” del 1998, uno degli album più rappresentativi del decennio, emblematico di quella che Tricky (ex-membro dei Massive) chiamerà la “Pre-Millennium Tension”.
Come tutti i fan dei Massive sanno, la band di Bristol è un collettivo aperto, che ha due soli punti fermi e diversi artisti che sono ruotati negli anni. Ieri sera, tra gli ospiti più graditi del concerto di Taranto, abbiamo ritrovato il “vecchio saggio” Horace Andy (74 anni), che ha cantato, con il suo timbro profondo e dolente, le splendide “Girl I Love You” e “Angel”, ma soprattutto la voce angelica e onirica di Elizabeth Fraser, che ha interpretato magnificamente “Black Milk”, “Teardrop” (uno dei brani più amati dei Massive Attack) e “Group Four”, ottenendo ogni volta applausi scroscianti dal pubblico di Taranto.
Mentre sul maxischermo scorrono codici binari in stile Kraftwerk, freddi numeri di bombe e morti a Gaza e teorie cospirazioniste, la hit epocale “Unfinished Sympathy”, cantata dalla voce soul di Deborah Miller, porta un po’ di gioia e ottimismo. “Siamo tutti bambini della Palestina!”, urla a gran voce Robert Del Naja, ottenendo un boato dal pubblico del Medimex. Quello dei Massive Attack non è stato un concerto facile, ma un concerto necessario, che ha lasciato sui volti degli 8.000 spettatori una sensazione di spiazzamento, ma anche la gioia di aver visto dal vivo uno dei gruppi più lucidi e impegnati della scena elettronica.
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Oltre ai live degli headliner, ha avuto grande successo anche “Le Strade del Mediterraneo”, il progetto speciale di world music curato da Antonio Diodato, che ha visto in scena La Niña, Bab L’Bluz e Magalí Datzira al Castello Aragonese di Taranto. Di grande interesse la mostra “Amy Winehouse before Frank by Charles Moriarty”, allestita sino al 6 luglio al MArTA, Museo Archeologico Nazionale di Taranto, con circa 50 immagini inedite per raccontare una delle artiste più amate degli ultimi decenni. Gli incontri al Teatro Fusco hanno avuto due protagonisti d’eccezione come Don Letts (Bob Marley, Clash) e Dave Rowntree (Blur), che hanno introdotto anche i rispettivi documentari “Westway To The World” e “To The End”. Di notevole impatto visivo l’opera originale di Roberto Santoro e Blending Pixels “On the road compilation, Projection Mapping Show” realizzata per il Medimex, che quest’anno ha ripercorso, sulla facciata del Castello Aragonese, la storia della manifestazione, con i live di Iggy Pop, Liam Gallagher, Kraftwerk, Patti Smith, Pulp, Skunk Anansie e tanti altri, celebrando al tempo stesso i temi della pace e della libertà.
Sono stati circa 300 gli operatori musicali che hanno partecipato alle attività professionali che quest’anno hanno proposto un ricco calendario di panel, workshop, tavoli tematici e networking session. Grande partecipazione anche per Medimex Book Stories, la sezione dedicata ai libri musicali che quest’anno ha ospitato Ermal Meta, Cristiano Godano, Erica Mou e Ghemon. “Medimex tornerà a Taranto dal 16 al 20 giugno 2026 – ha annunciato Paolo Ponzio, presidente Puglia Culture – Questa edizione è stata un grande successo e ha avuto un impatto importante sulla città e sulla regione”. “Medimex termina con il concerto dei Massive Attack che per noi sono una conclusione importante e coerente con tutti i significati che abbiamo voluto dare in questi anni a questa manifestazione sostenuta dalla Regione Puglia: la pace, la creatività, le giovani generazioni; lo sconvolgimento delle regole per tutelare l’ambiente e la salute delle persone, per evitare il riscaldamento terrestre, la mancanza d’acqua, o lo sfruttamento del lavoro”, ha commentato il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. “Abbiamo battuto il record di vendita degli abbonamenti, registrato numerosi sold out e tutta la macchina, una macchina complessa, ha funzionato alla perfezione. Come ho già detto, ma sento il bisogno di ribadirlo, è merito di una grande squadra di donne e uomini, quest’anno arricchita dalla presenza di Diodato e Riondino, che ormai da giorni lavorano incessantemente per regalare a tutti grandi emozioni. Ci vediamo a Taranto nel 2026”, ha sottolineato Cesare Veronico, coordinatore artistico Medimex/Puglia Sounds.